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SIENA

Antimafia: successo a Siena con Salvatore Borsellino, Repici, Ammannato e Gabbrielli

"Pagine di legalità" al Santa Maria della Scala. Intervista esclusiva a Stefania Limiti che ha presentato il suo libro Potere Occulto: "C'era un'unica regia dietro alle stragi"

Andrea Bianchi Sugarelli

15 Marzo 2025, 14:18

Nuovo successo della rassegna "Pagine di Legalità", evento patrocinato dal Comune di Siena, che si è svolto nella Sala Calvino del Santa Maria della Scala e andato in onda nella diretta di Antimafia Duemila Tv. La serata ha visto la presentazione del libro “Potere occulto” della giornalista Stefania Limiti che ha permesso di esplorare 80 anni di stragi, pagine oscure della democrazia e tanti nodi irrisolti. La serata è stata impreziosita dalle testimonianze di Salvatore Borsellino, fondatore del Movimento Agende Rosse, ma anche dell’avvocato Fabio Repici che ha difeso i familiari delle vittime di alcuni dei più rilevanti delitti politici e di mafia degli ultimi. Borsellino ha espresso la sua profonda preoccupazione per la ricerca della verità sulle stragi mafiose, denunciando tentativi di riscrivere la storia e minimizzare la responsabilità dello Stato. Ha inoltre messo in luce l'importanza dell'agenda rossa di Paolo, scomparsa dopo l'attentato mentre l'avvocato Repici ha denunciato i depistaggi sistematici, spesso orchestrati da membri delle istituzioni, per nascondere la verità. Molto interessanti e dense di spunti di riflessione gli interventi di Danilo Ammannato e Daniele Gabbrielli, rappresentanti dell'Associazione dei familiari delle vittime della Strage di via Georgofili. A moderare l'incontro un impeccabile Giuseppe Pipitone, caposervizio de Il Fatto Quotidiano e la presenza sul palco di Giuseppe Galasso, referente del Movimento Agende Rosse di Siena. Toccante, nel finale dell'evento, l'omaggio di fiori e una poesia che un cittadino senese ha voluto donare a Borsellino, fratello del magistrato Paolo ucciso insieme alla sua scorta, nell'attentato di Via D'Amelio a Palermo il 19 luglio 1992.

La serata del Santa Maria della Scala è stata anche l'occasione per una intervista esclusiva all'autrice di Potere Occulto.

  • Stefania Limiti, nel suo libro, lei accenna a una "struttura occulta" che ha influenzato la politica italiana fino agli anni '90. Quali sono, a suo avviso, le dinamiche principali che hanno permesso a queste forze di operare così a lungo e con così tanto impatto sulla democrazia italiana?

L'elemento chiave è stata la protezione e la volontà politica di avere delle reti non ufficiali, affidabili, che potessero intervenire con funzioni fondamentalmente info-operative. L'Anello non era una struttura d’assalto; sappiamo che negli anni '60 si attivarono per una campagna massiccia contro sindaci socialisti, per dissuaderli da politiche del centrosinistra. Alla fine, emerse come una struttura che raccoglieva informazioni, utilizzate dal 'Potere' per ricattare. Queste reti erano ideologicamente legate al vecchio regime dittatoriale e alla Rsi, con un anticomunismo viscerale che ha consentito di mantenere legami tra le varie persone.

  • Ha menzionato l'importanza delle testimonianze dirette e dei documenti storici emersi negli archivi. Qual è stata la scoperta più sorprendente o rivelatrice nel corso delle ricerche che ha cambiato la sua comprensione della storia italiana?

Indubbiamente, tutti i documenti relativi a questa struttura, come l'Anello, sono stati molto importanti. Anche i documenti su Gladio hanno avuto un ruolo significativo. Ho avuto accesso a molti di quelli acquisiti dalla Procura Militare di Padova, che ha condotto un'inchiesta estremamente rilevante. Questi documenti hanno rivelato come l'organismo sia mutato nel tempo. Inoltre, ho appreso che all'interno della struttura esisteva una parte chiamata "Gladio Popolare", che si occupava del reclutamento di agenti destabilizzatori. Tali informazioni hanno fatto luce sulla funzione di questo organismo.

  • In che modo ritiene che la sua ricerca possa contribuire a una maggiore consapevolezza pubblica riguardo alle insidie che le democrazie devono affrontare oggi, specialmente alla luce degli eventi storici che ha analizzato?

Spero che la mia ricerca possa servire a sensibilizzare molti ricercatori, giornalisti e associazioni di familiari. Esiste un intero movimento civile che ha rappresentato un punto di riferimento per una società che desidera essere legalitaria e democratica, riconoscendo nei principi della Costituzione un fondamento solido per dare forma al Paese. Purtroppo, questa battaglia portata avanti da una parte della società non è riuscita a impedire che movimenti, che si rifanno esplicitamente alle radici fasciste, potessero ottenere consensi e insediarsi in diversi ruoli istituzionali. Il bilancio è amaro.

  • Ma davvero, secondo lei, le stragi di mafia si inseriscono in questa strategia?

Ho cercato di mettere insieme documenti che collegano un lungo periodo storico, che va dalla nascita della Repubblica fino alle stragi di mafia. Perché questo? Perché in questo arco di tempo l'Italia ha subito strategie della tensione che si sono manifestate attraverso vari aspetti, ma con lo stesso obiettivo: condizionare le dinamiche democratiche. Ci sono ancora molte pagine da scrivere sulla strategia mafiosa delle stragi, ma dobbiamo legare insieme gli avvenimenti delle diverse epoche, anche se i personaggi sono diversi. Tutto ciò è frutto dei condizionamenti che hanno interessato l'Italia, paese centrale dell'alleanza atlantica, che voleva impedire un mutamento istituzionale e lo spostamento del proprio asse verso sinistra. È fondamentale leggere tutto questo in un contesto unitario.

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