Abbadia San Salvatore
Giancarlo Baiocchi
Un velo di profonda tristezza è calato sulla comunità di Abbadia San Salvatore, dopo che venerdì si è diffusa la notizia della morte di un caro concittadino, l’artista Giancarlo Baiocchi, il Tacco. Persona indubbiamente particolare, che già dalla figura asciutta e ascetica comunicava un rapporto fortemente spirituale e magico con la natura e con la vita.
Nato nel 1945 a Sorano, all’età di 8 anni si è trasferito ad Abbadia San Salvatore, da cui si è distaccato negli anni della maturità che ha trascorso per lavoro all’estero, in Europa e in Nord Africa. Esperienze che avrebbero arricchito e ampliato la sua visione del mondo e influenzato la sua produzione artistica. Dall’età di 40 anni si è completamente dedicato all’arte, alla pittura (acrilico su tela con toni monocromatici e prevalenza del celeste e blu), alla scultura (soggetti religiosi e laici su legno, pietra e metallo), alla ceramica. In pittura ha creato opere visionarie e paradossali, illusioni ottiche, che sfidano le leggi della logica e della prospettiva, creando meraviglia e stupore.
Quanto alla scultura di particolare interesse il ciclo di opere che ha realizzato per la società Macchia Faggeta su blocchi di trachite e massi, testimoni oggi e nel tempo del legame profondo tra uomo e natura: lo Stemma della Macchia Faggeta (inizio sentiero Rigale), I folletti del Monte Amiata (località Crino dei Pizzicatopi), Lo smacchio (loc. Sasso della Culla). Le esequie si sono svolte venerdì in forma sobria, con un saluto alle ore 16 all’obitorio dell’ospedale di Abbadia San Salvatore.
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