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SIENA

Costo della vita, Siena prima in Italia per inflazione: rincari per 765 euro all'anno

A livello assoluto la sopravanza solo Bolzano secondo i dati Istat elaborati dall'Unione nazionale consumatori

Aldo Tani

16 Aprile 2025, 16:51

Siena panorama

Siena si conferma come una delle province italiane più colpite dall'inflazione, attestandosi al 3% e posizionandosi come la seconda più costosa del paese, dopo Bolzano, e davanti a Padova, che occupa il terzo posto. Secondo i dati elaborati dall'Unione Nazionale Consumatori e pubblicati dall’Istat, l'aumento dei prezzi ha comportato un incremento della spesa annuale per le famiglie, rispettivamente di circa 765 euro a Siena e 782 euro a Bolzano.
Il rapporto evidenzia come queste tre città abbiano superato di gran lunga le medie nazionali, con Bolzano che, pur avendo l'inflazione più bassa tra le tre (2,7%), registra il maggior aumento di spesa annuale, mentre Siena, con l'inflazione più alta (3%), si distingue per il consistente impatto sui bilanci familiari.
Questi dati riflettono un quadro di crescente pressione sui cittadini, con le città del centro-nord e del sud Italia che mostrano variazioni significative nel costo della vita, senza tuttavia registrare situazioni di deflazione. La classifica delle città più care e più virtuose aiuta a comprendere le disparità regionali e il peso dell'inflazione sulle famiglie italiane.
La Toscana registra un’inflazione media all’1,7% con un aggravio annuo di 420 euro per famiglia, mentre a livello nazionale l’indice dei prezzi al consumo di marzo 2025 segna un +1,9%, in risalita rispetto al mese precedente. L’Istat attribuisce questa dinamica principalmente alla ripresa dei prezzi degli energetici non regolamentati, tornati in territorio positivo dopo la flessione di gennaio, e all’accelerazione dei costi di tabacchi e alimentari non lavorati.
Oltre agli energetici, contribuiscono all’aumento i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (saliti da +3,1% a +3,5%), quelli legati alle comunicazioni (da +0,5% a +0,8%) e una ridotta flessione dei beni durevoli (da -1,5% a -1,2%).

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