Siena
don Vittorio Giglio
Don Vittorio Giglio, direttore della Caritas di Siena, torna a suonare l’allarme e a lanciare un appello: “Siamo al limite per quel che riguarda l’accoglienza dei migranti. Non possiamo fare più di quanto abbiamo fatto fino a questo momento. Vanno studiate rapidamente delle soluzioni, è necessario trovare una sistemazione per queste persone nella speranza che a maggio, a differenza di quanto avvenuto negli scorsi anni, non arrivino ancora altre persone”. La questione è stata nuovamente sollevata anche da Rifondazione comunista, nella cui sede da novembre dormono e vivono 35 migranti. Che stanno in poco più di 100 metri quadrati: una sistemazione, quindi, certamente non ottimale anche perché la sede del partito dispone di servizi igienici ma ad esempio non di docce.
Ritornano quindi le richieste di aiuto da parte di associazioni e di partiti che tanto hanno fatto e si sono adoperati per l’accoglienza di migranti. Le loro parole sono indirizzate in primo luogo verso la Prefettura: e d’altronde la speranza è che possano essere aperti altri Cas, i centri di accoglienza straordinaria, o che in quelli già esistenti si possano liberare dei posti. E invece ciò non avviene ormai da un po’ di tempo.
Rifondazione comunista ha chiesto un appuntamento per tornare a parlare della questione sia in Comune che in Prefettura. Dopo l’allarme lanciato dal partito anche don Vittorio Giglio parla di una situazione complicata da gestire. “La macchina dell’accoglienza ha subìto un rallentamento - dichiara il direttore della Caritas di Siena - e ciò sta aumentando i problemi. Non possiamo che sperare che si liberino posti nei Cas per dare una sistemazione ad alcune di queste persone”.
La fotografia attuale è la seguente: 37 migranti sono accolti nelle strutture della Caritas (27 alle Clarisse e 10 ad Arbia), 35 vivono e dormono nella sede di Rifondazione comunista e 12 sono a Palazzetto.
Dichiara don Vittorio Giglio: “Le nostre sono strutture di emergenza e invece ormai accogliamo persone da tre anni. Possiamo solamente augurarci che a maggio, a differenza di quanto avvenuto negli ultimi anni, non arrivino altre persone. Noi siamo al completo e non possiamo fare più di così. Non abbiamo informazioni riguardo ad aperture di altri Cas o a posti che si possano liberare a breve. Si studi una soluzione”.
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