Colle Val d'Elsa
l'Abbazia di Santa Maria Assunta a Coneo
Abbiamo ritenuto opportuno rivolgere alcune domande sull’Abbazia di Santa Maria Assunta a Coneo all’assessore Daniele Tozzi, con delega alla cultura al Comune di Colle Val d’Elsa.
- Quali sono gli elementi architettonici o decorativi dell’abbazia che rendono particolare l’Abbazia
di Santa Maria Assunta a Coneo?
L’aspetto attuale risente dei restauri degli anni ‘20 dello scorso secolo che contribuiscono all’immagine di un edificio in ottimo stato di conservazione. Molte le porzioni perdute e solo in parte restituite: ma nell’impianto generale spiccano per originalità la ricorrenza di mensole a sostegno delle semicolonne, elemento che, qualche anno più tardi, troverà largo impiego nella gotica abbazia di San Galgano ma che, in questa fase così risalente, tradisce influssi francesi, di possibile derivazione borgognona, mediati dalle abbazie cistercensi del Lazio. Un’eco lombarda, invece, si avverte nel ricco apparato decorativo dei capitelli e nella derivazione della cupola a spicchi, che si eleva su un tiburio ottagono, che trova confronti in altre fabbriche della Valdelsa. Al contrario tradiscono il comune linguaggio architettonico del romanico volterrano, le cornici scolpite a debole rilievo e l’icnografia a croce commissa con transetto caratterizzato da tre absidi di cui solamente quella centrale è curva all’esterno.
- Ci sono aneddoti o storie legate alla vita monastica a Coneo che potrebbero attirare i visitatori?
Poco sappiamo della storia del complesso che perse progressivamente importanza a partire dal XV secolo, anche se la sua trama è intrecciata con fili che portano lontano da questo piccolo lembo di Toscana. Infatti suoi commendatori furono, tra gli altri, l’umanista Antonio Paleario e il cardinale Alessandro Farnese, salito al soglio pontificio nel 1534 con il nome di Paolo III. Oggi il complesso è spesso chiuso: il pellegrino si ferma in un piccolo prato curato incantato dall’austerità semplice della facciata in pietra: ma basta voltarsi ad occidente per scorgere il profilo di una piccola chiesa, la Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano, prezioso edificio dove il gioco policromo delle pietre e dei mattoni dialoga con il verde prepotente della natura circostante che esplode a primavera. In basso corre la via Francigena che accompagna lo sguardo fino a definire il notissimo profilo delle torri di San Gimignano, quasi costrette nelle mura castellane, dietro alle quali, sfumate dalla distanza ma nette, si disegnano le guglie frastagliate dell’Appennino, a definire un complesso rurale e culturale di rara bellezza.
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