A soli 22 anni Giulia Galletti, senese della Chiocciola, come ama ricordare lei, è campionessa del mondo di vela. Ha da poco conquistato il titolo internazionale da prodiera, insieme al timoniere Gabriele Corsi. I due sono stati impeccabili e nella settimana di regate che si sono tenute a Follonica, in casa, dove i due giovani si allenano, hanno tenuto dietro tutti i più temibili avversari, a partire dalle coppie inglesi e olandesi, fino alla conquista del titolo mondiale. Un sogno che si è realizzato per la senese Giulia Galletti che nello stesso anno ne aveva in precedenza già raggiunti altri: aveva infatti conquistato pure il titolo italiano e, sempre nel 2025, ha conseguito la Laurea in Psicologia alla Sapienza di Roma.
La ragazza senese si racconta, e spiega come il mare sia da sempre stato l’elemento della sua vita. Eppure la vela l’ha provata non da giovanissima, a 16 anni di età, riuscendo subito a trovare un feeling incredibile con questo sport. L’attuale disciplina da lei praticata, la RV500, non è olimpica; ma Giulia Galletti è in realtà partita nel suo percorso sportivo da discipline velistiche olimpiche, e non è detto che non possa tornarvi.
- Giulia Galletti, come è arrivata al titolo di campionessa del mondo?
E’ un titolo costruito in due anni di lavoro, nel corso dei quali abbiamo lavorato e ci siamo impegnati a fondo sempre con questa idea e con questo obiettivo. Lo scorso anno non abbiamo potuto partecipare ai Mondiali in Olanda. Quest’anno la stagione era iniziata assai bene, con la conquista del titolo italiano. I Mondiali si disputavano a Follonica, giocarsela in casa era una grande sfida ma pian piano che l’appuntamento si avvicinava dentro di me aumentava l’ansia. Lo ammetto, io sono più ansiosa rispetto a Gabriele. Le regate sono iniziate molto bene, a metà delle prove eravamo in testa alla classifica, in quel momento abbiamo iniziato a credere che il sogno potesse realizzarsi.
- È stata una settimana di regate decisamente impegnativa.
Sì, è così. Abbiamo vissuto una settimana di regate con tre prove al giorno. Il meteo è stato benevolo perché ha permesso di regatare, io sono ovviamente molto felice per come sono andate le cose.
- Eravate consapevoli delle vostre possibilità di vittoria?
Sapevamo bene che avevamo fatto un grande lavoro e avevamo già vinto il titolo italiano. Ma gli avversari erano molto forti, quindi naturalmente non c’erano certezze sul risultato che avremmo potuto ottenere. L’ultimo giorno avevamo accumulato un buon vantaggio ed eravamo piuttosto tranquilli, anche perché sapevamo che le regate sarebbero state due e non tre. E invece ci eravamo sbagliati, perché anche l’ultimo giorno le regate sono state tre. Ma non ci siamo deconcentrati, già nella prima regata siamo arrivati in prima posizione e a quel punto la conquista del titolo mondiale è stata matematica.
- Lei ci pensa a tornare a gareggiare in una disciplina velistica olimpica?
Sì, ci penso. Io vengo dal percorso in singolo nella classe olimpica, dove sono stata per due anni e mezzo. Quella era una classe più fisica, mi allenavo quattro volte a settimana a Follonica. Poi ho scelto di concentrarmi maggiormente sugli studi, ma comunque mi alleno due o tre volte alla settimana. Non so cosa farò in futuro, esiste anche la possibilità di tornare al singolo. Intanto continuerò ad allenarmi a Follonica, dove c’è un golfo perfetto: abbiamo un gioiello vicino a casa che non ha niente da invidiare al lago di Garda.
- Lei porta avanti anche il suo percorso di studi.
Mi sono laureata alla triennale nel corso di studi in Scienze e tecniche psicologiche, in Psicologia, alla Sapienza di Roma. È stato un momento molto emozionante, una grande soddisfazione.
- Com’è nata in lei la passione per la vela?
Quando ero bambina i miei genitori mi portavano sempre al mare. Quando avevo 16 anni provai un corso di vela e me ne innamorai. Da quel momento non ho più smesso. L’acqua è il mio elemento, prima ho fatto anche nuoto sincronizzato.
- In Italia, rimanendo alla vela, c’è il mito di Alessandra Sensini.
L’ho conosciuta e ho avuto la possibilità di lavorare con lei. È una grande donna, è straordinaria, è un bello stimolo avere in Italia una velista di quel calibro. Un altro mio mito è la brasiliana Martine Grael, che sta facendo tanto anche per abbattere le barriere di genere. Il mondo della vela continua infatti a essere ancora molto maschile.
- Lei ha 22 anni: come immagina il suo futuro?
Mi vedo psicologa, ma non vorrei lasciare il mare e la passione per questo elemento. Spero di riuscire a continuare ad abbinare questi due aspetti.
- Lei rimane molto legata a Siena, la sua città, e alla sua contrada, la Chiocciola.
A volte è complicato perché ho degli impegni fuori città. Per la Festa titolare, ad esempio, eravamo in una trasferta al lago di Garda. Sono riuscita a tornare in tempo per la cena della prova generale. La contrada è una parte di me. Quando vado a regatare cerco di indossare i colori della Chiocciola. E nella mia prima barca, che adesso utilizzo per gli allenamenti, c’è lo stemma della contrada.
- Quali sono i suoi obiettivi adesso?
Abbiamo da poco conquistato il titolo italiano e quello mondiale e in più mi sono laureata. Ho raggiunto un po’ di obiettivi, ora devo calibrare le scelte. Nel 2026 ci sarà un altro Mondiale, quello può essere un obiettivo: e sarebbe bello partecipare con un equipaggio tutto femminile.
- Perché la vela è poco seguita e poco praticata in Italia?
Non lo so. Siamo stati un popolo di navigatori, ma la cultura marinaresca oggi si è un po’ persa. Io consiglio a tutti di provare ad andare a vela.