Siena
rettore Roberto Di Pietra
Il rettore dell’Università degli studi di Siena, Roberto Di Pietra, parla dei due pilastri sui quali costruire l’ateneo senese del futuro: e sono l’internazionalizzazione e la digitalizzazione. Due punti cardine di quello che è il lavoro che il rettore sta realizzando e portando avanti. Di Pietra ha abituato a parlare a tutto campo anche della città e dei suoi problemi, soprattutto delle infrastrutture carenti e dei collegamenti che mancano, sono deficitari e che rappresentano un problema pure per gli studenti. Non manca nelle sue parole il tema della seconda mensa: da tempo, ormai, non ci sono notizie su ciò che potrà essere realizzato. C’è l’idea di andare a realizzare la struttura nell’edificio che si trova poco fuori Porta Romana, tuttavia si attendono ancora le valutazioni su quelle che sono le potenzialità di tal luogo, e anche i costi che sono necessari per una sua manutenzione.
- Rettore Roberto Di Pietra, cosa dobbiamo attenderci dal 2026 per l’ateneo senese?
Credo che in primo luogo dovremo fare una riflessione e una razionalizzazione su quelli che sono i corsi di studio, i dipartimenti sono stati chiamati a ragionare sul tema. Servirà poi una ancora maggiore internazionalizzazione: si pensi a quello che è il progetto con l’università cinese di Nantong, con tre nostri docenti che andranno in Cina, si lavora per arrivare al traguardo del double degree. Per noi questo è un progetto strategico. Abbiamo attivati vari Foundation Course, che hanno richiamato a Siena ad esempio molti studenti da Paesi ex societici. Li abbiamo attivati in discipline economiche, poi anche nell’area ingegneristica e in Medicina, ampliando questa strada. I temi del digitale e dell’intelligenza artificiale sono poi per noi questioni cruciali, estenderemo le sperimentazioni che abbiamo avviato ad altri corsi di studio. Queste sono certamente due direzioni che dobbiamo percorrere.
- E’ soddisfatto dal posizionamento dell’università senese nelle classifiche che misurano la qualità degli atenei?
Francamente non sono ossessionato dalle classifiche. Fa piacere esserci e ottenere buoni risultati, sono uno stimolo per andare avanti e migliorare ancora.
- Con il Pnrr sono arrivati 60 milioni di euro e sono stati attivati progetti e ricerche: cosa rimarrà di questo lavoro?
Restano la ricerca, le pubblicazioni, i brevetti, che sono stati una decina, tre spin off, due start up. Dei 60 milioni di euro che sono arrivati ben 22 sono serviti ad acquistare attrezzature, che resteranno. Tutto ciò rappresenta un’eredità importante che dovremo utilizzare al meglio.
- Lei spesso ha utilizzato parole critiche per descrivere la carenza di infrastrutture a Siena, a partire dalle criticità nei collegamenti ferroviari: cosa vuol dire in proposito?
Spero che nel 2026 possa muoversi qualcosa al riguardo, sul tema colgo ancora una certa disattenzione sui tavoli importanti.
- Ci sono novità per la realizzazione della seconda mensa?
No, stiamo attendendo di capire cosa intende fare il Dsu. Purtroppo al momento non ho avuto notizie. La recente campagna elettorale delle Regionali non ha aiutato, molti altri temi erano più all’ordine del giorno rispetto a questo. C’è sul tavolo il discorso avviato con le Pie disposizioni, ci sono valutazioni sul progetto anche relativamente a spazi e capacità produttive. Noi attendiamo di ricevere informazioni al riguardo.
- Qual è il suo auspicio per il 2026?
Mi auguro che qualcuno di questi progetti cominci a marciare in maniera spedita. Noi nel frattempo porteremo avanti un cambiamento e una riprogettazione interna all’ateneo, progetti che saranno condivisi con tutta la comunità della nostra università.
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