SIENA
Paolo Pennino, capo alfiere della contrada della Torre
Tutto pronto per la consegna del Masgalano alla contrada della Torre, in Piazza del Campo. La celebrazione si terrà alle 17.30.
Concludendo la nostra carrellata di interviste tra i protagonisti della vittoria, oggi la nostra attenzione è rivolta ad un altro punto di riferimento di questo successo.
Secondo Masgalano consecutivo vinto da alfiere e il primo da capo alfiere, cinque volte in Piazza e la sesta fermata ad agosto per l’annullamento della Passeggiata storica. Paolo Pennino ha un sorriso che parla da solo. Sono traguardi importanti per un ragazzo di soli 23 anni: “Ho provato una gioia enorme per la contrada – sottolinea - e quando la Torre trionfa è sempre qualcosa di bellissimo. Ma dentro di me, che come Timoteo dovevo entrare ad agosto, è una vittoria a metà. Questa è una riflessione personale ovviamente e ciò non toglie niente alla coppia che è entrata a luglio la quale, anzi, ha stravinto.
La scelta della coppia di luglio come è maturata?
Per Niccolò Torri e Davide Mancini è stata la terza volta in Piazza. Avevano già la loro esperienza. Hanno iniziato ad allenarsi a gennaio, molto prima dei tempi standard che di solito scegliamo e che sono in primavera. Ma loro volevano arrivare preparatissimi e ci sono riusciti. Sono sempre stato presente ai loro allenamenti perché un occhio esterno fa sempre comodo soprattutto nel vedere il sincronismo. Siamo coetanei e c’è grande affiatamento tra noi.
Vengono anche loro dal Minimasgalano?
Molte volte dal Minimasgalano restano le solite coppie che poi entrano in Piazza, come me e il mio compagno Andrea Picchiotti. In questo caso invece, Niccolò ha fatto il Minimasgalano due volte con un altro ragazzo e lo stesso Davide, il quale però ha partecipato una volta sola. Nel corso degli anni si sono divisi dai rispettivi compagni e alla fine hanno formato un'ottima coppia di alfieri.
Che cosa hanno detto Davide e Niccolò?
Per loro era un bel banco di prova, anzi di riprova. Nella Torre puntiamo sempre al massimo e loro non avendo mai vinto e soprattutto non avendo espresso il loro vero valore, avevano tutte le intenzioni di dimostrare le proprie virtù. Questo trionfo li ripaga dei sacrifici che hanno fatto ed è stata una libidine enorme.
Che significato ha essere capo alfiere?
E’ un ruolo particolare. Io sono molto giovane per l’età standard dell’incarico, però mi è stato insegnato da Federico che c’era prima di me e dagli altri ex capo alfieri che questo compito va svolto con grande dedizione. E’ una responsabilità decisionale, hai tanti obblighi, devi saper organizzare gli allenamenti dove ci sono molti bambini, bisogna prendersi cura delle bandiere e quindi devi coordinarti con l’economato che è essenziale e talvolta devi fare delle scelte che possono scontentare. Insomma, ci sono oneri e onori. Io sono felice di svolgere questo ruolo.
A chi dedichi questa vittoria?
Senza alcun dubbio alla Torre perché le vittorie se le merita e ne meriterebbe molte di più.
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