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Poggibonsi

Laura Martelli: "Pur nelle difficoltà ci ho provato e ho aperto il mio negozio"

Gennaro Groppa

11 Ottobre 2024, 18:46

Laura Martelli

Laura Martelli

Laura Martelli ci ha provato e ci sta provando. E in un periodo non semplice da un punto di vista economico ha deciso di aprire la sua attività. Poco dopo è arrivata la pandemia da Covid, con le difficoltà e pure le tragedie sanitarie alle quali hanno fatto seguito le chiusure momentanee delle attività e le problematiche economiche per molti settori della popolazione. E poi ancora, usciti dal Covid, ecco i rincari per l’energia e le bollette alte da pagare. Tutte situazioni non semplici da affrontare per chi ha un’attività.

Laura Martelli, 53 anni, ha aperto nel 2019 un suo negozio di abbigliamento, che si chiama Lalù Dress & C., e che si trova nel centro storico di Poggibonsi. Lo ha fatto dopo avere lavorato nel settore, come dipendente, per ben 27 anni. Al tempo stesso Laura Martelli è anche la presidente del Centro commerciale naturale Viamaestra: un ente nel quale varie attività collaborano e lavorano in sinergia per essere promosse al meglio e per raggiungere, insieme, sempre maggiori traguardi. Nell’ottica e nell’idea che l’unione, o comunque la collaborazione, fa la forza.

  • Laura Martelli, tra tasse, affitto da pagare e costi vari non è semplice oggi portare avanti un’attività.

Sì, è vero. Di problemi ce ne sono molti per chi di mestiere fa il commerciante. Uno di questi, e forse in questo momento è il principale problema, è che si registra uno scarso ricambio generazionale. Ci sono pochi giovani che a 25 o a 30 anni aprono una nuova attività. Ciò dipende da un altro problema, a esso legato e connesso: per aprire un negozio oggi serve un ingente capitale iniziale. Servono molti soldi per allestire un negozio e per acquistare la merce, per non parlare poi delle tasse da pagare che non sono mai di lieve entità.

  • Eppure alcuni decenni fa lo scenario non era così fosco, e molti giovani aprivano attività.

Sono cambiati i tempi. Forse un tempo le famiglie riuscivano ad aiutare di più e probabilmente era più semplice anche l’accesso al credito.

  • Lei comunque ci ha provato e ha deciso di aprire il suo negozio, un’attività di abbigliamento nel centro di Poggibonsi.

Ho lavorato per 27 anni come dipendente in questo settore, poi nell’ottobre del 2019 ho aperto la mia attività. Prima non avevo potuto farlo, poi si sono verificate varie situazioni anche fortuite e ho fatto questo passo. Credo comunque che a volte determinate cose accadano anche per destino. Quando ho aperto è stato un po’ un salto nel buio, poco dopo è arrivata la pandemia da Covid ed è semplice capire quali e quante siano state le difficoltà.

  • Quanti soldi servono oggi per aprire un’attività?

Ovviamente dipende dall’attività e dalla struttura. Credo che l’investimento iniziale medio per un’apertura “basica” di attività, e parlo per il settore nel quale lavoro, possa essere stimato in una cifra tra i 50 mila e i 70 mila euro. In questa cifra inserisco la caparra per l’affitto, la ristrutturazione dei locali, l’allestimento dell’arredamento, l’acquisto della merce. Nel mio caso solo per l’acquisto della merce per poter partire investii circa 30 mila euro.

  • Qual è la ricetta per andare avanti in un periodo complicato come l’attuale?

Credo che si debba sempre “stare sul pezzo” e non rimanere indietro. Oggi i social sono fondamentali per farsi conoscere, per fare pubblicità e per promuovere i propri prodotti. Io, per scelta, non ho un sito internet della mia attività. Ho deciso così perché credo nel rapporto diretto, e di fiducia, con il cliente, che viene nel negozio, parla con me e insieme ci confrontiamo. Il negozio deve essere una sorta di isola felice, un luogo dove il cliente si fidelizza anche attraverso il dialogo e la disponibilità. Perché un’attività vada bene occorre che le si dedichi tanto tempo: il negozio diventa come una seconda casa. Si deve sempre essere pronti a migliorarsi, anche guardandosi intorno e prendendo ispirazione. C’è un grande lavoro da fare, servono tempo, attenzione, dedizione e tanta passione.

  • Lei è la presidente del Centro commerciale naturale Viamaestra: lavorare in sinergia aiuta i commercianti?

Certamente. Insieme si riescono a fare cose che da soli non sarebbe possibile fare. Penso ad esempio all’organizzazione di eventi, alla realizzazione di programmi, alla questione dell’illuminazione, ai rapporti che si possono tenere con l’amministrazione comunale. Sono tutti temi decisamente importanti.

  • Come sono i rapporti con l’amministrazione comunale?

Direi che sono ottimi. Tra l’altro il Comune è socio del Centro commerciale naturale, quindi l’apporto è assai rilevante. Abbiamo appena vissuto l’evento “Poggibonsi di gusto”, che ha richiamato 10 mila persone. L’amministrazione comunale ha aiutato per l’organizzazione.

  • È arrivata tanta gente e quindi gli incassi dei commercianti saranno stati significativi…

Non sempre la presenza di tante persone significa che vengono effettuati incassi importanti. Però sicuramente eventi di questo tipo danno visibilità e consentono alle attività di farsi conoscere e di far conoscere i propri prodotti.

  • Quali sono dunque le maggiori problematiche che oggi vengono affrontate da chi ha un’attività?

In generale serve un ricambio generazionale di commercianti, ci sono pochi giovani che aprono negozi. Un altro problema è quello dei centri che si stanno spopolando. E servirebbe ovviamente una politica attenta al costo degli affitti.

  • Cosa potrebbe essere fatto per supportare il commercio?

Io credo che i luoghi debbano essere vivi e che debbano essere percepiti come tali. Dove nascono attività di somministrazione come ristoranti, pizzerie o pub i luoghi si animano, arrivano più persone e anche le attività commerciali ne beneficiano.

  • Quanto pesa la concorrenza di outlet e grandi centri commerciali?

Mi pare che queste realtà siano un po’ in declino. Gli outlet possono offrire prodotti a prezzo scontato, ma che magari hanno già qualche anno, lì il cliente non trova qualità, e a differenza di quel che avviene in un negozio di vicinato non instaura un rapporto di fiducia. Per quel che riguarda i grandi centri commerciali credo che il livello medio si stia abbassando, molti grandi marchi li hanno abbandonati.

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