Siena
Erano circa in 400 alla cena solidale che si è svolta al circolo Arci di Sovicille in favore dei dipendenti senesi di Beko. Tra di loro c’erano il governatore della Regione Toscana Eugenio Giani, il sindaco di Siena Nicoletta Fabio, il cardinale Augusto Paolo Lojudice.
Per i dipendenti senesi di Beko quella che va a chiudersi è stata una settimana decisamente importante. Finalmente sono arrivate aperture dalla multinazionale turca. “Stavolta abbiamo portato a casa qualcosa”, hanno detto i rappresentanti delle organizzazioni sindacali dopo l’incontro che si è svolto al Mimit giovedì pomeriggio. Quel “qualcosa” sono intanto i due ulteriori anni di ammortizzatori sociali che Beko ha dichiarato di voler garantire ai dipendenti anche oltre quella che è stata confermata come la data finale della produzione a Siena, fissata per il 31 dicembre 2025. I due anni ulteriori portano comunque i dipendenti ad avere una copertura economica fino alla fine del 2027. Due anni nei quali al momento Beko non prevede comunque di andare più a produrre nel sito di viale Toselli.
Questi ventiquattro mesi aggiuntivi, comunque, se anche tale scenario sarà confermato, potranno essere utili per la ormai famosa fase della reindustrializzazione. Il cercare, cioè, un altro soggetto che possa effettuare una produzione in quello storico stabilimento di viale Toselli che fu inaugurato addirittura da Aldo Moro. Dal Comune di Siena è arrivata l’importante conferma relativa all’intenzione di far rimanere quel luogo un sito produttivo. Non un aspetto di poco conto. Come non sono state di poco conto le dichiarazioni del sindaco Nicoletta Fabio nella riunione di giovedì al Mimit, con il primo cittadino che si è presa l’impegno di andare ad acquisire lo stabilimento, con il sostegno da parte della Provincia di Siena e della Regione Toscana.
Venerdì il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha lanciato una proposta che potrà essere utile per pensare di salvare lo stabilimento senese di Beko o comunque per una reindustrailizzazione del sito. Il governatore ha fatto riferimento alla legge sui consorzi industriali che è stata approvata in Regione Toscana, e alla possibilità che il Comune di Siena può avere nell’andare a espropriare il sito produttivo. L’esborso economico potrebbe quindi in questo caso essere inferiore rispetto a quello che potrebbe rendersi necessario nel caso di una trattativa di vendita. E ancora: il governatore ha parlato della possibilità di creare un Consorzio pubblico-privato che possa successivamente gestire il sito: al suo interno potrebbero trovare spazio il Comune, la Provincia, la Regione e anche una cooperativa di lavoratori.
La settimana che si chiude oggi è quindi da giudicare in maniera positiva per i lavoratori Beko. Che intanto hanno visto ampliarsi le loro prospettive di altri 24 mesi. Non pochi. I sindacati hanno comunque già annunciato che il presidio rimarrà attivo e che la mobilitazione proseguirà. Perché i dipendenti non vogliono solamente gli ammortizzatori sociali ma in quei ventiquattro mesi del 2026 e del 2027 vogliono comunque lavorare e garantire almeno un minimo di produzione. Questo è il prossimo punto del quale le organizzazioni sindacali vogliono ora parlare con Beko. Come cantavano lavoratori e sindacati accanto al governatore Eugenio Giani al circolo Arci a Sovicille: “Abbiamo un sogno nel cuore, vogliamo lavorare”. Parallelamente si svilupperà il discorso relativo alla reindustrializzazione del sito: se Beko effettivamente lascerà e se ne andrà ci sono comunque adesso tre anni di tempo per trovare un altro soggetto imprenditoriale e industriale che lo possa sostituire.
Il dialogo con la multinazionale prosegue, con l’interlocuzione svolta al ministero. Il prossimo incontro al Mimit sarà il 10 febbraio.
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