SIENA
Intervista al Procuratore della Repubblica di Prato che al Santa Maria della Scala presenta il libro "Pentiti" nella rassegna “Pagine di Legalità - Siena incontra i protagonisti della lotta alle Mafie”
È in programma questo pomeriggio, nella sala Italo Calvino del Santa Maria della Scala, il secondo incontro della rassegna “Pagine di Legalità - Siena incontra i protagonisti della lotta alle Mafie”, progetto nato in collaborazione tra il Comune di Siena e la sezione senese del Movimento Agende Rosse. Alle ore 18 verrà presentato il libro “Pentiti” di Luca Tescaroli, Procuratore della Repubblica di Prato, che dialogherà sul tema con Ferruccio Pinotti, scrittore e giornalista del Corriere della Sera, Giorgio Bongiovanni e l’avvocato Luigi Li Gotti, legale di noti pentiti tra cui Buscetta, Contorno, Giovanni Brusca e Gaspare Mutolo.
Procuratore Tescaroli, quali sono, secondo lei, le principali criticità legate all'uso dei collaboratori e dei testimoni di giustizia che emergono nell’analisi del suo libro?
Il punto di partenza, nel loro complesso, sono le molteplici collaborazioni che si sono susseguite nel tempo, sia riguardo al terrorismo di sinistra e di destra sia per la criminalità organizzata. Le dichiarazioni dei testimoni e dei collaboratori di giustizia sono state un punto fondamentale per raggiungere grandi risultati nel contrasto alla malavita. Oggi la principale criticità è la normativa che prevede misure di assistenza e misure di protezione di varia tipologia solo per i cittadini italiani. E questa non è più sufficiente.
Perché?
Perché non è più adeguata al dinamismo della criminalità organizzata del nostro Paese, che oggi è caratterizzata da gruppi stranieri che stanno conquistando spazi sempre maggiori. In particolare, il mio riferimento è alla criminalità cinese, albanese e nigeriana. Ad esempio, gli esponenti della criminalità cinese vengono riconosciuti a tutti gli effetti come interlocutori dagli appartenenti alle mafie storiche come l’Ndrangheta, la Camorra e la Sacra Corona Unita ai quali forniscono servizi di ogni genere. Altro esempio sono gli albanesi, che hanno sviluppato un ruolo fondamentale nell’acquisto diretto dai produttori sudamericani della droga. Addirittura, gli appartenenti della 'Ndrangheta si rivolgono a loro per avere quantitativi di cocaina, riconoscendoli di fatto come validi partner. Insomma, oggi la criminalità ha cambiato pelle e, dopo oltre 30 anni dall’applicazione delle norme sui collaboratori di giustizia e testimoni, vi è l’esigenza di estendere la legge anche agli stranieri. Tra l’altro, si tratta di associazioni caratterizzate da omertà e quindi necessitiamo del contributo dei collaboratori, così come si è fatto per quella italiana. Si tratta di un elemento di primaria importanza.
Strage dei Georgofili a Firenze: da sempre si parla di strategie parallele e interessi convergenti. Con la mafia, quali altre entità potrebbero aver agito prima e dopo la strage?
È solo di fronte a sentenze passate in giudicato che un magistrato può sostenere tesi riguardanti soggetti coinvolti. Grazie, in particolare, ai collaboratori di giustizia, sono state ottenute sentenze di condanna che riguardano persone legate o direttamente collegate a Cosa Nostra. Solo i dibattimenti finora celebrati hanno permesso di identificare elementi che suggeriscono possibili convergenze di interessi con soggetti esterni. Questo ci motiva a continuare il nostro lavoro e le investigazioni per determinare se ci siano responsabilità che possano essere portate in giudizio.
Quella strage resta sempre aperta. Quali potrebbero essere i possibili sviluppi?
Lo scopriremo vivendo.
Ci sono rischi che la verità non emerga come dovrebbe nella fase processuale e la si debba invece affidare alla storia?
C’è sempre tempo. Senza una verità completa non si può dire che sia fatta giustizia. Però, più ci si allontana dai fatti, più difficile diventa ricostruire proprio la verità e individuare le responsabilità. L’importante è fare tutto quello che è possibile per dare risposte a tutta la collettività, alle vittime e ai familiari delle vittime che hanno sofferto e soffrono ancora. Lo stragismo 1992-1994 ha profondamente inciso sulla democrazia della nostra Nazione.
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