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Siena

Siena, l'ex sindaco Franco Ceccuzzi: "Il Pd mi ha fatto sparire"

Intervista all'ex primo cittadino assolto dopo 12 anni: l'attacco a Valentini, le critiche al partito, il periodo difficile e la voglia di chiarimenti

Gennaro Groppa

06 Marzo 2025, 13:45

Franco Ceccuzzi

Franco Ceccuzzi

Ha atteso dodici anni prima dell’assoluzione nella vicenda del crac del pastificio Amato, arrivata dal Tribunale di Salerno “perché il fatto non sussiste”. In dodici anni Siena è molto cambiata, e molte cose sono cambiate anche nella vita di Franco Ceccuzzi. Era il 25 febbraio 2013 quando l’ex parlamentare e già ex sindaco di Siena ritirò la propria candidatura a primo cittadino in vista delle elezioni comunali. Il momento in città era incandescente, anche a livello politico. Il centrosinistra fece nuove primarie, che si svolsero il 20 aprile: Bruno Valentini sconfisse Alessandro Mugnaioli. La storia poi è nota: Valentini divenne sindaco di Siena e governò la città in cinque anni complicati, nel corso dei quali la sua maggioranza spesso non fu compatta. A distanza di 12 anni Ceccuzzi resta convinto di avere fatto, in quel momento, la scelta giusta. Alcune frizioni e tensioni del tempo, tuttavia, non sono svanite, nonostante i 12 anni trascorsi. Tanto che oggi l’ex parlamentare ed ex sindaco dichiara: “Quando sono stato assolto ho scritto alcuni messaggi a Bruno Valentini. Ma lui non mi ha risposto”.

- Franco Ceccuzzi, è amareggiato per i tempi lunghi della giustizia italiana? Sono passati 12 anni prima che arrivasse la sua sentenza di assoluzione.

L’amarezza che provo riguarda due aspetti. Il primo è perché è stato un processo che non avrebbe dovuto farsi. Rileggendo le carte anche in questi giorni ho rinvenuto una perizia, di un perito incaricato dalla Procura, che aveva ascoltato la struttura che aveva erogato quel finanziamento che era fonte dell’accusa, e la struttura aveva dichiarato limpidamente che non aveva avuto nessun tipo di ingerenza. Quindi già questo fatto smontava il tutto. L’altro aspetto è per la pesantezza delle accuse, con rischi di una condanna di molti anni e al contempo una prescrizione a 17 anni. Il che mi fa pensare che questa lentezza nell’arrivare a giudizio sia stata dovuta in parte a una carenza di strutture e di personale e da un’altra parte al fatto che con una prescrizione tanto lunga non c’era fretta di andare a giudizio.

- Queste considerazioni le fanno venire dei retropensieri?

Sicuramente si è trattato di una forzatura. Non so se chi l’ha fatta pensava di iniziare un percorso da un nulla per poi arrivare a trovare chissà che cosa. Fatto sta che la forzatura c’è stata e che si è dimostrata poi infondata, nel prosieguo non ci sono mai state altre accuse nei miei confronti.

- Lei rimane convinto che quella di ritirare la sua candidatura a sindaco sia stata la scelta giusta?

Mi comportai in quel modo perché a mio avviso fare una campagna elettorale con un avviso di garanzia è un condizionamento, è un appesantimento, è un vulnus alla propria credibilità. Poi l’avviso di garanzia su questioni legate alla banca Monte dei Paschi in quel momento aveva anche un valore politico che andava oltre le accuse che venivano dalla Procura di Salerno e quindi secondo me quella scelta andava senz’altro presa. La rifarei e credo che così dovrebbero comportarsi tutti.

- In tutti questi anni è stato deluso dall’atteggiamento del Pd, come se si dovesse difendere più dai suoi compagni di partito che da altri.

Io non ho mai agito in proprio. Ho avuto sempre dei mandati con un consenso molto ampio, quasi sempre sopra al 90%, ciò vuol dire che le scelte che abbiamo fatto sono state condivise da tutti. Ora è vero che il partito con uno spirito comunitario non esiste più, forse se n’è andato con i Ds perché con il Pd questo elemento solidaristico e di condivisione è venuto meno. Però è altrettanto vero che in questo caso la difesa dell’onestà di una persona sarebbe stata contestuale a quella dell’integrità del partito.

- In quel frangente il Pd senese era spaccato, e c’è stato chi dopo quelle vicende che l’hanno riguardata ha assunto ruoli e cariche importanti in città. A 12 anni di distanza cosa vuole dire di quel momento?

Io credo che il mio ritiro dalla corsa alle comunali dopo l’avviso di garanzia abbia consentito al partito di fare una campagna elettorale nel 2013 e alla coalizione di centrosinistra di vincere quelle elezioni. E poi di governare per cinque anni in città nonostante che il primo cittadino assumesse posizioni inquisitorie nei confronti del partito. È chiaro che poi questo comportamento è stato di corto respiro perché poi nel 2018 ne abbiamo pagato il prezzo. Ed è un prezzo che continuiamo a pagare perché in città c’è un pregiudizio nei confronti del Pd, che non si è mai assunto delle responsabilità per gli errori che hanno provocato delle conseguenze molto importanti. Il Pd non ha commesso questi errori da solo, ma si è comunque sempre sottratto da un’assunzione di responsabilità. In quel momento c’è stato chi ha pensato che puntare l’indice da dentro il Pd contro il Pd potesse procurargli un profitto politico, cosa che è avvenuta sulle singole persone ma al partito sono arrivate solamente delle minusvalenze elettorali, e quindi la sconfitta.

- Com’è oggi il suo rapporto con Bruno Valentini?

Io ho cercato di riallacciare un rapporto nell’ultimo periodo, ma non mi risponde. Quando nel 2013 mi arrivò l’avviso di garanzia lui scrisse che da lì a poco sarebbe arrivato anche di peggio. Quindi adesso vorrei chiedergli quali notizie avesse allora per fare quel tipo di dichiarazioni. Ma non mi risponde.

- Quindi vorrebbe parlare e chiarire con lui?

Credo che ci dovrebbe anche spiegare quale sia stato il vantaggio per il partito nel fare una campagna elettorale come quella del 2013 che poi è stata la premessa della sconfitta del 2018.

- Lei crede che la sconfitta del centrosinistra alle Comunali del 2018 sia da addebitare soprattutto alle tensioni dentro il Pd?

Più che altro credo che quella sconfitta sia dovuta all’avere minato la credibilità del Pd dall’interno, anziché svolgere un’analisi critica e riproporsi in termini anche di cambiamento. Si è invece continuato a comportarsi pensando che si potesse incarnare una discontinuità credibile. Ma non è stato così.

- Il Pd è ancora il primo partito in città se si guardano i risultati delle Politiche e delle Europee, tuttavia in molti senesi rimane un pregiudizio nei confronti del partito.

Rimane il primo partito alle Politiche e alle Europee, ma non alle Comunali.

- Quanto tempo ci vorrà per far venire meno questo pregiudizio?

Credo da una parte debbano andare avanti i nuovi dirigenti, che devono avere il loro spazio, la loro autonomia e la loro libertà di scelta. Altri come me dovrebbero fare un passo indietro. La verità è che di fare un passo indietro è stato chiesto solamente a qualcuno, e a me in particolare, e anzi a me è stato proprio chiesto di sparire, mentre altre vecchie glorie continuano a caratterizzare il Pd con la loro presenza non rendendo credibile il rinnovamento che viene portato avanti da Rossana Salluce e dal nuovo gruppo dirigente.

- Cosa pensa della nuova segretaria del Pd senese Rossana Salluce?

Io e Simone Vigni non l’abbiamo votata, ma siamo stati costretti a non votarla e a presentare Vigni come candidato. Devo dire che per lui è stato un grosso sacrificio, del quale avrebbe fatto volentieri a meno anche perché aveva già fatto il segretario, tra l’altro in un momento molto difficile. Il commissariamento del partito era nato su alcuni presupposti, tra i quali quello di escludere me, Vigni e altri dagli organismi dirigenti. Noi abbiamo manifestato a più riprese la volontà senza condizioni di votare Rossana Salluce, ma non ci è stato consentito. Lei è un avvocato, e quindi sa meglio di me che chi entra in una qualsiasi organizzazione e contesto associativo si deve far carico del pregresso. Non è possibile dire “Io sono arrivato ora e tutto quello che è successo prima di me non esiste”.

- E invece questo è più o meno ciò che lei ha detto…

Ma non è questa a mio avviso la strada attraverso la quale riconciliarsi con la città.

- Cosa dovrebbe fare a suo avviso?

Dovremmo tutti dire che sono stati commessi degli errori, che questi errori non sono stati commessi solamente dal Pd ma da un complesso di forze politiche, economiche e associative. Certamente c’era chi aveva maggiori responsabilità rispetto ad altri, è ovvio. E da qui in poi si riparte. Ma questo non è mai avvenuto. Questo porta a una non credibilità del rinnovamento, e ciò pesa ancora sul Pd. Ricordo che altri continuano a operare pur essendo stati protagonisti a tutti gli effetti, e non meno di altri, in quello che accadde. Ancora oggi si ripropongono nella scena politica come se nulla fosse stato fatto. E non vengono mai chiamati in causa.

- A chi si riferisce?

Mi riferisco ad esempio a Pierluigi Piccini, ad Alfredo Monaci e ad altri che continuano ad operare pur essendo stati protagonisti in quella stagione politica. E si dimentica che nel 2012 il Pd fece un grosso sacrificio rinunciando a una sua amministrazione e produsse un cambiamento senza farsi condizionare. Mi domando anche: sarebbe stata la stessa la storia della Banca Mps senza aver portato Profumo? Io penso di no, credo che sarebbe stata molto peggio. Ma per quello abbiamo pagato un prezzo.

- Lei ha parlato di assunzione di responsabilità: il suo errore più grande è stato nella fase in cui Mps ha acquisito Antonveneta?

Io l’ho letto dai giornali, come tutti. Avevo piena fiducia, e già questo si è rivelato sbagliato, in quello che era il management della Banca Mps e anche della Banca d’Italia. Non potevamo sapere quali erano le condizioni, in quale contesto di salute di quell’impresa questo acquisto si inseriva e nessuno è stato in grado, nemmeno il sottoscritto, di valutare quelli che sarebbero stati gli effetti rovinosi di questa operazione.

- Dopo la sua assoluzione cosa cambia?

Io rimango iscritto nel Partito democratico, faccio parte del direttivo del circolo dei Due Ponti. Faccio il militante volontario nel poco tempo che ho a disposizione. Credo che la mia stagione sia conclusa e auspico un rinnovamento nel partito. E cerco di ricostruire quelle che sono state le vicende di quegli anni tentando di correggere la narrazione che si è sviluppata. Al momento su questo manca una presa di posizione da parte degli organismi dirigenti del partito che dovrebbero rivendicare l’onestà delle persone.

- Vuole ringraziare persone che le sono rimaste vicino in questi anni?

Sì, io li chiamo “un gruppo di valorosi” con i quali abbiamo portato avanti una battaglia di verità dentro il partito. Hanno subìto angherie e tentativi di condizionamento, come avvenuto con alcune dichiarazioni del senatore Silvio Franceschelli e dell’ex presidente della Provincia David Bussagli. Ho apprezzato queste persone che mi sono rimaste vicino quando importanti cariche politiche e istituzionali sostenevano che qualcuno doveva essere allontanato dal partito.

- Ora cambierà qualcosa?

Al momento non è cambiato niente, anche se tante persone si sono rallegrate per l’assoluzione.

- Da chi vorrebbe ricevere una telefonata?

Da un dirigente del partito di livello nazionale o regionale, e sentir dire che nel 2013 ho fatto un gesto che non tutti avrebbero fatto, per rivendicare la correttezza e l’onestà della persona.

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