Abbadia San Salvatore
A circa un anno di distanza dalla manifestazione svolta ad Abbadia San Salvatore (22 febbraio 2024), gli agricoltori amiatini tornano a farsi sentire, unendo la loro voce a quella di tanti altri in tutta Italia. E invitano la popolazione a partecipare alla manifestazione di domani, 13 marzo, presso la ex-Rivart di Radicofani, lungo la Cassia, per un presidio fin dalla mattina, mentre dalle ore 14 è previsto un corteo di trattori, che si muoverà prima in direzione Siena e poi farà retromarcia in direzione Roma. “I problemi di questo settore sono enormi e complessi, ma riguardano tutti, non solo chi ci lavora - scrivono in una nota stampa -. Stiamo parlando del cibo, della base della vita che deve essere tutelata al meglio. Per questo l’agricoltore dovrebbe essere libero di svolgere il suo mestiere con soddisfazione e una giusta retribuzione. Non si può continuare a coltivare prodotti che talvolta vengono pagati meno di quanto è costato coltivarli; non si può asserire di tutelare l’eccellenza italiana - come spesso fanno istituzioni e politica - quando si avvantaggiano prodotti di importazione di ben più bassa qualità; non si può mettere l’agricoltore nelle condizioni in cui non coltivare diventa più conveniente che coltivare. Per colpa di simili strategie molti hanno chiuso l’azienda e molti altri sono in una situazione di forte preoccupazione, ma se questo andamento dovesse continuare chi garantirà in futuro il cibo migliore del mondo? Chi svolgerà una funzione essenziale per la regimazione delle acque, per dare un valore ai terreni ponendo le basi di un'economia irrinunciabile per la nostra Nazione?”.
E aggiungono: “Gli aiuti economici erogati per l’agricoltura sono necessari, ma le politiche dovrebbero andare verso un miglioramento del reddito dell’agricoltore affinché non si trovi con l’acqua alla gola, così che in futuro possa vivere bene con ciò che produce a prescindere dagli aiuti. Le piccole aziende agricole in Italia vanno per la maggiore e chi le conduce è quindi il miglior amico dell’ambiente; pertanto è da respingere qualsiasi propaganda mascherata di falso ecologismo che vorrebbe un futuro dove il cibo si produca in laboratorio, dove mescolare insetti all’alimentazione umana oppure dove ricoprire distese di terra - al posto dei tetti delle abitazioni- con ecomostri fotovoltaici e simili. Come altri gruppi che si sono creati chiediamo lo stato di crisi per il comparto agricolo. Intendiamo comunicare la nostra realtà - anche a livello locale - che giustamente è difficile da percepire esternamente. Sembriamo spesso invisibili ma invece siamo tanti e svolgiamo una funzione insostituibile non solo per la produzione di ciò che si mangia, ma anche per la cura del territorio”.
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