Siena
L’ex consigliere comunale di Rifondazione comunista, oggi esponente del Partito democratico, Fiorino Pietro Iantorno risponde all’ex sindaco di Siena, ed ex deputato, Franco Ceccuzzi, assolto dalle accuse che gli erano state mosse inerentemente alla vicenda del crac del pastificio Amato. “A suo dire l’essere stato negli anni dal 2006 al 2011 consigliere comunale di Rifondazione Comunista mi qualifica come ferro vecchio del Pd, al quale sono iscritto solo da due anni. Nella ricostruzione un po' confusa di Ceccuzzi, sarei uno che ha preso parte alle decisioni di quegli anni, decisioni che Siena e il partito senese stanno ancora oggi pagando. Forse la prorompente felicità per l’assoluzione in procura dopo 4000 giorni, e mi rallegro per lui, in un Paese civile la giustizia deve essere celere, gli ha obnubilato la memoria che pure ricordo assai precisa e puntuale. Non immaginavo che da umile consigliere comunale di Rifondazione potessi aver condizionato le decisioni e indirizzato importanti vicende cittadine. Evidentemente il mio peso specifico era nettamente maggiore a quello che quotidianamente percepivo dai commenti suoi e della sua parte politica dell’epoca. Non mi si filavano proprio”.
Iantorno sottolinea le vicende nelle quali all’epoca la sua posizione fu distante da quella del Partito democratico e da Franco Ceccuzzi: “Ricordo bene, però, che per la mia critica all’acquisto di Banca Antonveneta, per il mio no all’ampliamento di Ampugnano, per il mio impegno contro l’esternalizzazione del Santa Maria della Scala e per le mie posizioni contro i generosi compensi ad amministratori di partecipate di poco interesse per i senesi ma molto interessanti per certi gruppi di senesi con sponsor, ai tempi, assai importanti, ero poco gradito ai vertici politici del nascente Partito Democratico di cui l’onorevole Ceccuzzi sarebbe stato segretario cittadino e poi sindaco”.
Prosegue Iantorno: “Ben venga l’operazione verità che l’onorevole richiede. Però secondo me la storia vera dovrebbe cominciare a raccontarla chi era davvero protagonista in ruoli e scranni importanti di quegli anni. Cominci lui, magari insieme a Giuseppe Mussari, a raccontarci cosa è davvero successo. Allora sì che sarà credibile nella sua richiesta di verità. In fondo è stato Deputato nella quindicesima (dal 2006 al 2008) e nella sedicesima Legislatura (dal 2008), in alcuni degli stessi anni perfino segretario cittadino del partito e poi sindaco di Siena fino a metà 2012. Franco Ceccuzzi che viaggiava fra il Parlamento a Roma e la segreteria di Siena, ci può cominciare a dire chi e perché spingeva dalla Capitale, fra politica e alta finanza, per acquistare Antonveneta. Oppure se decise in beata solitudine, fatto assai improbabile, il suo grande amico Mussari, una notte e per uno sghiribizzo, così giusto per provare l’ebbrezza di investire 9 miliardi di euro in un colpo solo: la puntata più alta della storia delle acquisizioni bancarie italiane. Se davvero vuole fare chiarezza inizi per primo a rispondere a queste domande”.
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