SIENA
Nelle ore successive alla strage mafiosa avvenuta a Firenze, fra il 26 e il 27 maggio 1993, c’erano molti senesi tra i vigili del fuoco a scavare tra le macerie di via dei Georgofili. Senio Susini raccontò alla stampa nei giorni successivi: “Sembrava il piede di una bambola, spuntava dalle macerie quasi innaturale. Sono stato il primo ad accorgermene, ho richiamato l’attenzione dei colleghi. E purtroppo ho capito subito che era il piedino di una bambina”. I vigili del comando senese di via Cavour erano arrivati sul luogo dell’attentato intorno alle 2 di notte, illuminando i muri squarciati con le torce mentre l’odore acre delle macerie e dell’esplosivo avvolgeva tutto. Durante le operazioni, trovarono senza vita la piccola Caterina Nencioni, di appena 50 giorni.
Daniele Gabbrielli, testimone oculare della strage e oggi vice presidente dell'Associazione vittime dei Georgofili, ha un legame speciale con Siena, dove torna sempre molto volentieri. Recentemente ha partecipato insieme a Salvatore Borsellino all’evento “Pagine di legalità” al Santa Maria della Scala, la rassegna che approfondisce tematiche contro la mafia e la criminalità organizzata.
Gabbrielli, parlando in esclusiva con il Corriere di Siena, ha espresso le sue attese per il processo sulla strage, sottolineando l'importanza di non archiviare l'indagine attualmente in corso sui concorrenti esterni, condotta dalla Procura di Firenze: "Ci aspettiamo un dibattimento che accerti le responsabilità penali e contribuisca alla ricostruzione della verità storica", ha affermato.
Dopo anni di indagini, il vice presidente dell'Associazione, ha evidenziato la necessità di smascherare non solo gli esecutori, ma anche i mandanti, e di fare luce su quel mondo occulto e parallelo che ha gravitato attorno a queste vicende: "La politica deve avere il coraggio di accettare la scomoda verità", ha dichiarato. In un contesto geopolitico complesso, come quello attuale, si risvegliano preoccupazioni sui legami tra servizi deviati e mafia. "Il rischio di alleanze pericolose è sempre presente", ha avvertito. Per garantire che i servizi segreti non godano di impunità, Gabbrielli ha sottolineato l'importanza di misure legislative rigorose e della vigilanza dell’opinione pubblica. Le associazioni stanno lavorando per favorire l’emersione di nuovi pentiti, auspicabilmente anche dallo Stato, per chiarire i legami di complicità.
La ricerca della verità continua, un impegno che va oltre le vittime e coinvolge tutta la comunità: "È fondamentale mantenere alta l'attenzione su questi temi per evitare che il nostro paese si abitui all'illegalità", ha concluso Gabbrielli, richiamando alla responsabilità collettiva nella lotta contro la mafia.
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