L'INTERVISTA
“Le bombe degli anni ’90 non furono solo mafia”. A Colle Val d’Elsa Massimiliano Giannantoni presenta il suo libro insieme a Federica Angeli
Massimiliano Giannantoni
Torna questo pomeriggio la rassegna “Abbiccì della Legalità” a Colle di Val d’Elsa in un incontro di grande rilevanza. Protagonista al Teatro del Popolo, alle ore 18, sarà Massimiliano Giannantoni, autore del libro “Le donne delle stragi” pubblicato da Chiarelettere con la partecipazione di Federica Angeli, giornalista d’inchiesta di Repubblica da anni sotto scorta per aver contribuito a far condannare esponenti della criminalità organizzata e mafiosa che operano tra Roma e Ostia. A dialogare con Giannantoni ci saranno anche il criminologo Federico Carbone, che ha collaborato alla realizzazione del volume, e la scrittrice Valeria Scafetta. A moderare la serata sarà Giuseppe Galasso, rappresentante senese del Movimento Agende Rosse: “Il contributo del mio libro alle vicende stragiste – spiega al Corriere di Siena Massimiliano Giannantoni - riguarda soprattutto elementi che all’epoca delle stragi non erano stati presi in considerazione e che ora sono oggetto di attenzione da parte delle procure di Firenze e Caltanissetta. Le stragi del ’92 e ’93 non furono opera esclusiva della mafia, ma videro coinvolte anche altre forze criminali che si sono avvalse della presenza di figure femminili”.
Ma la mafia non ha mai utilizzato mano d’opera femminile...
Proprio così, nessuna cosca mafiosa siciliana o calabrese aveva mai utilizzato donne nell’ambito delle azioni armate: ci sono state reggenti, come Ninetta Bagarella, ma non risultano donne che abbiano preso parte attivamente a sparatorie o attentati. Nel ’92 e ’93, invece, ci sono testimonianze di figure femminili presenti nei luoghi e nei momenti in cui sono esplose le bombe. Chi sono queste donne? La loro presenza è stata riscontrata a Roma, Firenze e Milano, e in particolare il ritrovamento di dna femminile su un paio di guanti in lattice a 60 metri dalla strage di Capaci è un elemento importante.
Potrebbe esistere un collegamento con la struttura paramilitare Gladio?
All’interno della struttura Gladio è assolutamente accertata la presenza femminile, come emerge dai 622 nomi presenti nella lista, che però rappresentano solo una parte dei reali appartenenti. Le donne di cui parlo nel libro sono altre e sarebbero state presenti nelle azioni criminali che hanno insanguinato l’Italia. Leggendo i documenti emergono i loro nomi, anche se la maggior parte delle posizioni sono state archiviate, come nel caso di Marianna Castro e Virginia Gargano; Rosa Belotti, invece, resta indagata. Queste donne avrebbero fatto parte di diverse strutture, come dimostrerebbero alcuni documenti, ma evidentemente non sono state trovate prove sufficienti per accusarle e condannarle.
Crede che queste indagini possano chiudere un cerchio?
Sì, e spero si possa finalmente mettere un punto. Anche le procure di Firenze e Caltanissetta stanno lavorando in questa direzione. Pochi giorni fa è stata chiusa l’indagine sul dna trovato in relazione a Rosa Belotti, che però non è risultato appartenere a lei; è indagata a Milano, ma non per la strage di Capaci dove furono rinvenuti guanti in lattice a poche decine di metri dallo scoppio dell’esplosivo. Se le procure stanno effettuando questi accertamenti, significa che le donne abbiano avuto un ruolo attivo negli attentati. Il vero problema, però, è capire per conto di chi hanno agito: sicuramente non appartenevano alla mafia.
Emergono interrogativi sui legami tra servizi segreti italiani e internazionali nelle stragi?
Dal punto di vista internazionale non ci sono evidenze. Tuttavia, tante persone hanno agito sfruttando strutture come Gladio. Dobbiamo però ragionare in un altro modo: personalmente sono stato molto legato a Peppino De Lutiis, studioso di stragi e terrorismo, che aveva un archivio storico degli ultimi 60 anni. Mi ripeteva sempre che noi la seconda guerra mondiale l’abbiamo persa, gli americani l’hanno vinta, e dal 1945 in qualche modo ci controllano. Ogni volta che c’è stato un cambiamento importante in Italia, sono intervenuti: dalla rivolta di Portella della Ginestra, alla strategia della tensione con le bombe a Milano e Brescia fino al periodo di Tangentopoli con le stragi di Capaci e via D’Amelio. Dopo il ’94 tutto si è interrotto e la “mano forte” non ha più avuto occasione di intervenire.
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