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SIENA

Alfredo Monaci: "Per il futuro di Siena usare il metodo Beko"

Il presidente di Siena Ideale: "Il rilancio della città passa da un Piano Industriale per i giovani senesi"

Andrea Bianchi Sugarelli

23 Aprile 2025, 16:17

Alfredo Monaci: "Per il futuro di Siena usare il metodo Beko"

Nelle parole di Alfredo Monaci, presidente di Siena Ideale, traspare sia una reale preoccupazione sia una forte determinazione nell’affrontare le sfide future della città. La sua analisi si caratterizza per uno sguardo attento e pragmatico, volto a mettere in luce sia le criticità sia le potenzialità di Siena in questo momento di cambiamento. Le ha messe nero su bianco in un intervento pubblico inviato alla stampa cittadina.

Crisi economica e demografica: Siena a un bivio

Il caso Beko, con la sua recente e inaspettata crisi, è stato per Monaci una sorta di campanello d’allarme pasquale, ma anche il simbolo visibile di un fenomeno più profondo e silenzioso: “Quante altre ‘Beko’, magari meno grandi e dunque meno chiacchierate, sono già scomparse dal nostro tessuto economico? – si chiede Monaci –. Penso alle piccole e piccolissime realtà commerciali e artigiane, travolte dalla crisi dei grandi motori economici senesi”.

La domanda che si pone è di quelle che non ammettono più rinvii: “Quante altre ne vedremo, se non avremo il coraggio di cambiare radicalmente il nostro modello di sviluppo?” Per Monaci, Siena continua a “pensare in grande”, ma solo sul fronte dei costi. Lo dicono i dati Istat: la provincia è la seconda in Italia per aumento del costo della vita, la prima per inflazione. “Possiamo davvero permettercelo?”, domanda con amarezza.

Ma i segnali di declino non si fermano all’economia. L’analisi si fa ancora più impietosa se si guarda alla demografia: l’indice di vecchiaia è cresciuto di trenta punti nell’ultimo decennio, con gli over 65 che sono due volte e mezzo gli under 15. “Ogni bambino ha circa tre nonni”, sottolinea Monaci, evidenziando come questa sproporzione si traduca in costi sociali ormai insostenibili. E mentre la città invecchia, i giovani se ne vanno: “L’emorragia di ragazzi che partono per studiare e non tornano, per mancanza di prospettive, è una ferita aperta. Sono loro, il nostro vero capitale sociale, il passaporto per il futuro, eppure li stiamo perdendo”.

A tutto questo si aggiungono le incognite legate alla congiuntura internazionale: per Siena, il mercato USA rappresenta quest’anno ben 656 milioni di euro di export, una ricchezza messa a rischio dall’incertezza sui dazi.

Rilancio: nuovi driver di crescita e giovani al centro

C’è spazio per l’ottimismo? Monaci non nega la presenza di “luci” tra le ombre, ma avverte: “Non bastano. La nostra economia si regge soprattutto su servizi, attività immobiliari e professionali. Se vogliamo evitare la marginalità, dobbiamo trovare nuovi driver di crescita”. Il rischio altrimenti è quello del declino, una china su cui la città sta già scivolando.

Il rilancio, secondo il presidente di Siena Ideale, passa da un piano straordinario che metta al centro i giovani, unico antidoto alla stagnazione. “Non possiamo continuare a vivere solo di Palio, guardando sempre allo specchietto retrovisore o perdendoci in polemiche sterili. O si cambia, o si chiude il bandone”. Serve, a suo avviso, la capacità di tradurre l’emergenza in azioni concrete, mettendo alla prova la reale volontà di chi vuole impegnarsi per Siena.

Le potenzialità e la necessità di fare squadra

Le potenzialità non mancano: dalla Fondazione Monte dei Paschi all’Università, dal Santa Maria della Scala all’Accademia Chigiana, “che dovrebbe tornare ad attirare musicofili da tutto il mondo con una programmazione internazionale”, Monaci individua nei protagonisti della cultura e della ricerca i possibili motori di uno sviluppo nuovo. Il modello, suggerisce, è quello di molte città europee, dove università e fondazioni hanno investito su trasferimento tecnologico, parchi scientifici e incubatori d’impresa. “Anche noi dobbiamo puntare sull’economia della conoscenza e della cultura, che sono gli antidoti alla crisi”.

Un altro fronte decisivo, per Monaci, è quello industriale: “L’industria è la sala macchine del PIL”, avverte, ampliando il discorso anche al turismo, che dovrebbe diventare finalmente vera industria, abbandonando la rendita e contrastando l’overtourism mordi-e-fuggi. “Il turismo congressuale, che davvero fa crescere il PIL, da noi è praticamente sconosciuto”, fa notare.

Alla base di tutto, però, deve esserci la capacità di trattenere i giovani: “La demografia è un fattore di crescita fondamentale: se perdiamo i nostri talenti, addio ricchezza”. Per questo Monaci chiama a raccolta la città per un piano di rilancio vero, sostenibile, condiviso. Un metodo c’è già stato, quello sperimentato nel caso Beko: “Fare squadra, fra istituzioni, corpi sociali e mondi culturali”.

Ma la sfida, avverte Monaci, è anche nei tempi: “Quando cominciare? Il tempo non è una variabile indipendente”. Serve coraggio per “capovolgere il tavolo” su cui, troppo a lungo, si è depositata la polvere di un modello di sviluppo ormai superato. “Siena deve ambire ad altro”, conclude. E il futuro, oggi più che mai, non può più aspettare.

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