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Poggibonsi

Presunta truffa sentimentale: spillati 50 mila euro a un 60enne

La donna, conosciuta online, ha cominciato a chiedere soldi per vari motivi. La procura propone 3 anni e mezzo di condanna

Claudio Coli

30 Aprile 2025, 22:28

euro mani ai

Tre anni e mezzo di condanna per truffa e tentata estorsione: è la richiesta avanzata dalla Procura di Siena nei confronti di una donna accusata di aver ingannato un 60enne di Poggibonsi con un raggiro a sfondo sentimentale. L'uomo, secondo le accuse, nel 2016 sarebbe stato avvicinato online da una donna con cui avrebbe iniziato una relazione a pagamento. Successivamente, la donna avrebbe cominciato a chiedere soldi con la scusa di dover coprire le spese per il figlio piccolo, che in realtà era un ventunenne. La donna, secondo la Procura, avrebbe inventato un nome e una storia familiare difficile per ingannare l'uomo, il quale, preso dalla voglia di aiutarla, avrebbe prelevato circa 50mila euro, anche dai conti correnti dei suoi genitori anziani.

Insieme alla donna, è stato imputato anche il suo ex marito, accusato di essere complice. Tuttavia, la sua posizione è stata stralciata. Durante il processo, dopo l'istruttoria, è iniziata la discussione. La Procura, ritenendo provati i reati, ha chiesto tre anni e mezzo di pena per la donna, oltre a una multa di 1500 euro. La difesa della presunta vittima ha sostenuto la vulnerabilità dell'uomo, confermando la richiesta della Procura. Dall'altra parte, la difesa della donna ha negato ogni accusa, chiedendo l'assoluzione. Secondo l’avvocato della donna, non ci sarebbero prove che i bonifici siano stati fatti su conti intestati a lei, ma su quelli del figlio e dell'ex marito, che avrebbe manipolato la donna. Nel corso del processo, è emerso anche un presunto tentativo di truffa precedente ai danni dell'ex calciatore e allenatore (anche del Siena) Alberto Gilardino, quando militava nella Fiorentina. Il giudice Elena Pollini ha rinviato la decisione a fine maggio, quando, dopo le eventuali repliche della Procura, si ritirerà in Camera di Consiglio per emettere la sentenza.

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