SIENA
Agnese Girolamo, giudice per le indagini preliminari di Firenze, ha respinto la richiesta di archiviazione nel caso riguardante Massimiliano, un quarantacinquenne toscano affetto da sclerosi multipla.
La giudice ha disposto l'imputazione coatta per Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese, accusati di "aiuto al suicidio" per aver accompagnato l'uomo in Svizzera, dove il reato è punito con una pena compresa tra cinque e dodici anni di reclusione. La decisione della dottoressa Girolamo mette in luce che, nonostante la Corte costituzionale abbia ampliato l'interpretazione dei "trattamenti di sostegno vitale", Massimiliano non rientra in tale categoria poiché non era soggetto a trattamenti indispensabili per la sua sopravvivenza immediata.
La Corte ha inoltre rimarcato l'importanza di un'attestazione proveniente da una struttura del Servizio Sanitario Nazionale, sottolineando che le analisi effettuate in Svizzera non possiedono lo stesso valore giuridico di quelle italiane. L'avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'Associazione Luca Coscioni, ha dichiarato che il processo rappresenterà un'opportunità per difendere il diritto di autodeterminazione di Massimiliano e di chi versa in condizioni analoghe. Marco Cappato ha specificato che la loro azione si colloca nell'ambito della disobbedienza civile, indicando la scelta consapevole di assumersi tale responsabilità e l'intenzione di battersi per il diritto alla libera determinazione del fine vita.
Il prossimo 26 marzo è fissata un'udienza presso la Corte costituzionale relativa ad altri casi di rilevanza similare, mentre il 27 marzo si terrà una riunione della Conferenza Stato-Regioni per discutere della questione del fine vita, con l'obiettivo di promuovere a livello nazionale le normative già approvate in Toscana.
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