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SIENA

Trattava la ex come un cane: condannato a 2 anni e 4 mesi, ma la pena sostituita con 1.700 ore di lavori di pubblica utilità

All’uomo inflitto anche il divieto di espatrio. L’appello della vittima: “Denunciate sempre i maltrattamenti”

Claudio Coli

28 Marzo 2025, 05:00

La sentenza

L'uomo è stato condannato a 2 anni e 4 mesi

Due anni e quattro mesi di condanna, con la pena sostitutiva di 1.700 ore di lavori di pubblica utilità e tutta una serie di prescrizioni e misure accessorie, tra cui il divieto di avvicinamento con distanza minima di 500 metri e divieto di espatrio.
La pena inflitta dal Tribunale di Siena a un uomo originario di Bucine che aveva reso impossibile la vita all’ex moglie italiana tra continui maltrattamenti, vessazioni, violenze fisiche, minacce e ingiurie, spesso anche in presenza dei figli di lei, arrivando perfino a costringerla a rannicchiarsi nella cuccia del cane. “A chi subisce violenza dico: denunciate”, sono le parole liberatorie della donna.

Il verdetto è arrivato al termine della discussione del rito abbreviato davanti al gup Sonia Caravelli. Al centro del processo c'erano le condotte dell’uomo, (non era presente davanti al giudice) i quale partire dal 2022 e poi durante la convivenza con la ex moglie, da fine 2023 a inizio 2024, avrebbe fatto passare un incubo quotidiano alla donna, con insulti ed epiteti sessisti molto pesanti, violenze fisiche date da schiaffi, calci, mani al collo, strattoni e capelli tirati. Una lunga sequela di accadimenti quelli denunciati, con in particolare un episodio che, stando alle contestazioni, avrebbe visto l’uomo aggredirla a seguito di un litigio in casa, strappandole i vestiti e lasciandola con i soli slip addosso, tra numerosi insulti.

La donna avrebbe reagito, subendo però una ulteriore umiliazione dal compagno, che l’avrebbe spinta con la forza nella cuccia del cane imponendole di posizionarsi come un animale a quattro zampe, cagionandole inoltre delle lesioni. L’accusato non si sarebbe arreso anche dopo la denuncia e la fine della relazione, continuando a contattare la ex tra minacce e ingiurie, provocandole un forte stato di paura e stress, oltre che timore per la propria incolumità e per quella dei figli.

La vittima dei reati era presente in aula. “Ora mi sento finalmente tutelata e possono riniziare una vita – ha detto a margine dell'udienza - è stato difficilissimo, non arrivava mai la fine, senza nessuna misura una donna si sente sola. Io consiglio sempre di denunciare, è l’unica arma che abbiamo per poter cambiare le cose, le donne devono sapere che il percorso è difficile. Mi auguro che questa vicenda sia servita ad altre persone che magari si sono riconosciute. Spero di aver trasmesso coraggio e dignità. Da questa brutta esperienza qualcosa di buono si può creare per gli altri”.

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