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Trema la Toscana sui dazi, la risposta nella qualità: Camera di Commercio e Confindustria temono contraccolpi per le piccole imprese

Guasconi: “Morale delle aziende sotto le scarpe”. Landi: “Guardare ad altri mercati”

Aldo Tani

04 Aprile 2025, 04:30

Donald Trump

Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti sta lavorando al nuovo governo

Dalle minacce ai fatti il passo è stato breve. I dazi sono tra noi e adesso non resta che farci i conti. Il prezzo per il sud della Toscana sarà significativo, anche se al momento è ancora presto per fare i calcoli.
Cosa che però non impedisce a Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio di Arezzo e Siena, di far suonare la sirena d’allarme. “Il morale delle nostre aziende è sotto le scarpe – sottolinea il dirigente -. Gli Stati Uniti sono un mercato di riferimento per le nostre esportazioni. Per Arezzo si parla di moda e oro per Siena di vino e farmaceutica. Ma anche il settore auto, dove, per quanto concerne la tecnologia, abbiamo un primato”.
Più attendista si rileva invece Fabrizio Landi, responsabile della Confindustria senese: “Non sono particolarmente pessimista perché penso che si possa reagire. Anche se nei prossimi mesi potrebbe esserci qualche turbolenza”.
Opinione che l’ex presidente di Fondazione Tls spiega poi nel dettaglio: “Il dazio può essere anche uno stimolo, perché alla fine non è quello che l’elemento chiave, ma capire se siamo le nostre aziende sono in grado di fare un prodotto che piace al consumatore americano”.
Uno scotto che secondo il manager potrebbe ricadere sulle piccole e medie imprese: dalla meccanica all’accessoristica fino ai complementi d’arredo: “Finirà che una parte di questo dazio se lo dovrà assorbire il produttore, ma in parte lo assorbirà il mercato, ovvero il cliente finale dovrà pagare di più il prodotto. In caso ci dovessero essere perdite di volumi, la soluzione potrebbe essere individuata in altri mercati”.
Cambio di strategia che però potrebbe non essere immediato, perché come evidenziano dalla Camera di Commercio, gli Stati Uniti sono uno dei mercati di assoluto riferimento. Tra l’altro, fa notare ancora Guasconi gli strali di Trump avevano già causato dei contraccolpi: “C’è stata una riduzione fortissima se non quasi un blocco delle vendite perché i distributori avevano fatto degli acquisti in previsione appunto di questi dazi alla fine del 2024. Anche le vendite, soprattutto di vino, che erano già concluse, sono rimaste bloccate in dogana perché ovviamente non era chiaro se, nel momento dello sdoganamento, ci sarebbe stato da pagare un 20% in più. Quindi un danno sicuramente per le nostre per le nostre aziende e le nostre produzioni”.
Se la batosta rischia di essere pesante, sia per Guasconi che per Landi è sbagliato parlare di colpo di grazia. Anzi, è opportuna una reazione.
Per il presidente camerale dovrà arrivare “In modo unitario. Una risposta assolutamente unita e non scomposta. Dovremmo cominciare, ad esempio da tutti i servizi che noi acquistiamo da Apple, Amazon, Meta. I redditi generati in Europa, dovrebbero essere tassati in Europa”.
Per il manager degli industriali la replica è insita nei prodotti stessi che esportiamo: “Sono delle eccellenze capaci di conquistare sia il cliente finale che il sistema industriale. Quindi, il valore della merce può fare la differenza e il costo extra essere assorbito da tutta la filiera”.
All’orizzonte si profilano già i primi banchi di prova per alcuni dei settori cardine della Toscana del sud. Si tratta del Vinitaly, in programma dal 6 aprile, dove nonostante i dazi, i buyer provenienti dagli Stati Uniti hanno confermato la loro presenza, e di OroArezzo. La fiera si svolgerà a maggio e anche in questo caso la presenza dei clienti americani sarebbe confermata. Tra l’altro, come fa notare Guasconi, l’impatto non sarà universale: “Dovremmo capire l’impatto sulle diverse fasce di prezzo dei nostri prodotti abbiamo fasce di prezzo anche altissime. Ogni categoria merceologica, sarà a sé”.
Considerazioni fatte al netto dalla contromisura che dovrebbe essere messa in campo dall’Unione Europea. “E’ importante non arrivare allo scontro – precisa Landi -. L’Europa potrebbe rispondere a sua volta con il 20%. Si innescherebbero dei processi che a quel potrebbero limitare la portata dei dazi o comunque controbilanciare determinati segmenti”.

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