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Siena

A Siena si spegne la leggenda della "Folgore": addio a Enrico Celentano

L'ex comandante del 186° lascia un'eredità indelebile. Aveva 81 anni

Andrea Bianchi Sugarelli

28 Aprile 2025, 22:02

Enrico Celentano

Enrico Celentano

È morto nella giornata di oggi, all’Ospedale delle Scotte di Siena, il generale di Divisione Enrico Celentano, ex comandante della Brigata Paracadutisti “Folgore”. Nato a Roma il 18 settembre 1943, Celentano è stato una figura di spicco nel paracadutismo italiano, fondatore e comandante della Compagnia Esplorante Paracadutisti, nonché comandante del 186° Reggimento durante operazioni significative come “Vespri Siciliani” a Palermo e “Ibis” in Somalia.

Celentano ha intrapreso la carriera militare con l’ambizione di seguire le orme del padre, paracadutista di leva della Divisione “Nembo” durante la seconda guerra mondiale. Dopo aver conseguito l’abilitazione al lancio con paracadute nel 1958, ha frequentato l’Accademia Militare di Modena e la Scuola di Applicazione d’Arma a Torino, per poi accedere, dopo selezione, alla specialità dei Bersaglieri. La sua carriera ha visto una rapida ascesa: dal comando di plotoni e compagnie, alla fondazione della Compagnia Esplorante Paracadutisti con comando nel reparto di Siena tra il 1977 e il 1980.

Il suo ruolo come comandante del 186° Reggimento durante le operazioni “Vespri Siciliani” e “Ibis” ha segnato profondamente la storia militare italiana. Le operazioni a Palermo e Somalia sono state momenti cruciali per la Brigata Paracadutisti, testimoniando il valore e l’efficacia delle Forze Armate italiane in contesti di crisi internazionale.

Il generale Marco Bertolini, Presidente nazionale dell’Anpd’I, ha espresso profondo dolore per la scomparsa di Celentano, ricordandolo con parole profonde: “Il Generale Enrico Celentano era una figura iconica per tutti i paracadutisti italiani di questo dopoguerra. Padre nobile e Comandante della Cepar negli anni ‘70, aveva lasciato una traccia indelebile nei suoi paracadutisti di allora, i ‘ceparini’, ai quali è sempre rimasto legato da un forte affetto, ricambiato da tutti”, ha dichiarato Bertolini. “Fu sempre un esempio di leadership, rifuggendo facili prove di forza, e si metteva in gioco personalmente, rifuggendo da tutte quelle libertà che chiunque esercita un comando tende a praticare”.

Celentano ha vissuto gli ultimi venti anni a Casole d’Elsa, in una posizione quasi centrale tra Siena e Volterra. Qui si è dedicato alle sue passioni, tra cui la lettura e la scrittura, continuando a seguire le vicende della Brigata. Nonostante una lunga battaglia contro una grave malattia, Celentano ha mantenuto fino alla fine un atteggiamento di forza e dignità, caratteristiche che lo hanno reso amato e rispettato dai suoi uomini e dai colleghi.

La sua carriera è stata costellata di incarichi prestigiosi: dal comando del 2° Battaglione della Brigata Paracadutisti, alla direzione del Capo Ufficio Piani Logistici e Trasporti dello Stato Maggiore della Difesa. Ha anche ricoperto il ruolo di Comandante della Brigata Paracadutisti “Folgore” e Capo di Stato Maggiore del Comando delle Forze di Proiezione a Milano.

Celentano ha lasciato un segno profondo non solo nella storia militare, ma anche nel cuore di chi lo ha conosciuto. I suoi principi di comando, basati sul rispetto e sull’esempio personale, continueranno a ispirare le nuove generazioni di militari.

Le esequie si svolgeranno in forma privata, come desiderato dalla famiglia, ma il suo ricordo rimarrà vivo attraverso le innumerevoli testimonianze di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e servire sotto il suo comando.

“Enrico Celentano ci lascia un'eredità di coraggio, integrità e dedizione al servizio, valori che continueranno a guidare la Brigata Paracadutisti Folgore e tutte le Forze Armate italiane” hanno scritto in paracadutisti di tutta Italia. Anche il Generale Roberto Vannacci ha voluto testimoniare il suo affetto: “Il mio reverente saluto a un grande uomo e grande generale Riposi in pace, Comandante, in quell'angolo di cielo…”.

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