SIENA
“Non meritò di nascere chi visse sol per sé”.
Il metro di paragone per Edoardo Matteo e Luca Valerio Messa è impegnativo, Wolfgang Amadeus Mozart. Eppure, in quella frase riportata all’interno di una sala della Pubblica assistenza di Siena, c’è il motivo che ispirato i due fratelli, entrambi ingegneri biomedici, a spingersi oltre per gli altri.
“Quando abbiamo scelto la facoltà, avevamo questo obiettivo: fare qualcosa per il prossimo”, raccontano. Questa opportunità oggi è rappresentata dal macchinario Angel’s Wing. Nome non causale perché lo strumento ha una sorta di ali. O meglio. Consente di mettere le ali ai malati di Parkinson. La spiegazione l’hanno data proprio i due studiosi, assistiti dal fisioterapista Martino Biagi, che davanti alle persone colpite dalla malattia o ai loro famigliari, hanno dimostrato gli effetti benefici. Gli stessi che ha sugli atleti, come i professionisti del nuoto. Il macchinario nato a Siena, nella camera dei due fratelli, era pensato proprio per chi fa sport. All'inizio è nata per risolvere un problema motorio, cercando di dare risposta a chi voleva allenare particolari distretti muscolari per rilassarli e aprire le spalle”, spiegano Edoardo Matteo e Luca Valerio. “Poi abbiamo visto che questa macchina lavora in maniera specifica e particolare nei distretti che sono particolarmente interessati dal Parkinson – osservano i due ragazzi -. Quindi entrando in contatto poi con il reparto di neurologia abbiamo validato questa macchina e sono uscite fuori diverse pubblicazioni scientifiche. Una in particolare che è durata 5 anni e ha dimostrato l'efficacia del macchinario e i migliori conseguenti”. Motivo in più per continuare a insistere, senza però spostarsi dalla Toscana: “Noi abbiamo deciso di provarci. Quindi abbiamo iniziato a distribuire il macchinario per centri medici, centri privati, ospedali. Fare impresa nel 2025 non è facile, anche perché se fosse facile non si chiamerebbe impresa”.
Una di queste macchine si trova proprio alla Pubblica assistenza. Un'altra è a Poggibonsi. A Siena una delle persone che l’ha utilizza è Biagi. “L'errore nel ragionamento è pensare che essendo una problematica degenerativa allora ha quasi meno senso curarla rispetto ad altre malattie. In realtà se già siamo in grado di rallentare la progressione di questo tipo patologie, per tutti noi è già un grandissimo risultato”.
La pensa allo stesso modo Sara Giannini, presidente della Pubblica senese: “Per noi fondamentale che i pazienti affetti escano allo scoperto e inizino fin da subito le attività che, secondo numerosi studi, sono determinanti per il loro benessere motorio”. Insomma, questo macchinario non sarà una Redbull ma mette lo stesso le ali.
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