Siena
Nessun, o quasi, aiuto per i migranti. E’ questa la situazione dopo che i venti stranieri, tra pachistani e afghani, hanno dovuto lasciare la sede di Rifondazione comunista dove erano stati ospitati e accolti negli ultimi mesi. Impossibile continuare a utilizzare quelle stanze di via Mentana, dove i migranti hanno dormito negli ultimi sei mesi. E allora per i venti stranieri non è rimasta altra soluzione se non quella di tornare a dormire per la strada, ad eccezione di tre persone che sono state accolte nella struttura di Palazzetto, messa a disposizione dal Comune. Così hanno fatto, quindi, i diciassette migranti rimasti senza un tetto già dalla notte tra venerdì e sabato: alcuni sono tornati a dormire nel parcheggio Il Duomo, dove erano stati per mesi prima di essere accolti nella sede di Rifondazione comunista, e altri approfittando del meteo favorevole e delle calde temperature hanno addirittura dormito nei giardini fuori Porta San Marco.
La situazione rimane quindi molto complicata, e non si intravedono spiragli che facciano pensare che lo scenario possa essere modificato in tempi brevi. Il Comune ha infatti messo a disposizione ulteriori tre posti a Palazzetto, vista la nuova situazione emergenziale venutasi a creare nelle scorse ore, mentre la Caritas è già andata oltre alle capacità massime di aiuto e di sostegno, e al contempo dalla Prefettura non arrivano notizie di nuovi posti disponibili nei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria.
“La situazione è di stallo totale - commenta, con amarezza, don Vittorio Giglio, direttore della Caritas di Siena. - Noi non possiamo fare più di quanto abbiamo fatto fino a ora, siamo già oltre quello che era il numero di posti a disposizione. Tra la strutture delle Clarisse e i locali di Arbia avevamo ospitato 33 persone, adesso ne ospitiamo 37 e oltre non possiamo proprio andare per quelli che sono gli spazi disponibili. Da mesi ribadisco che queste persone non si volatilizzano, e che quindi una soluzione va trovata. Mi chiedo come sia possibile che nei Cas continuino a non liberarsi posti. Nell’ultimo periodo non si sono registrati nuovi arrivi di migranti, quindi qualcosa avrebbe dovuto muoversi, qualcosa avrebbe dovuto succedere. Ma non è stato così, e adesso stiamo comunque parlando di un numero esiguo di persone, appena diciassette, che necessitano di trovare una sistemazione. La stasi che stiamo vivendo nella macchina dell’accoglienza genera in realtà ulteriori complicazioni. Quella che era una situazione emergenziale sta divenendo una situazione strutturale, ne consegue che il quadro si aggrava sempre più”.
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