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Siena

Carlo Rossi: “Giovani e coesione sociale, la sfida per il futuro della Fondazione Mps”

Il presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena parla dei progetti per i giovani, delle lezioni del passato e delle prospettive per la banca tra rischi e opportunità per il territorio

Andrea Bianchi Sugarelli

05 Giugno 2025, 21:08

Carlo Rossi, Fmps

Carlo Rossi, presidente Fondazione Mps

A margine della festa per i 30 anni della Fondazione, il presidente Carlo Rossi ha parlato di passato, presente e futuro: “La sfida dell’inverno demografico e dei giovani – ha detto Rossi - è un tema di grande attualità. Stiamo cercando di mantenere l’attenzione focalizzata sui giovani, non solo perché rappresentano il futuro, ma perché sono il presente. È fondamentale averlo chiaro. Il fenomeno dell’abbandono scolastico sono presenti anche nel nostro territorio: ho visto dati che mi hanno sorpreso, non credevo fosse così anche nella nostra provincia. Stiamo analizzando la situazione e cercando di rispondere con progetti specifici: formazione, ascolto, servizi alle famiglie. Il tema dell’inverno demografico non riguarda solo Siena, ma tutto l’Occidente, anche se qui nelle realtà più piccole si sente in modo particolare. Ne va della vitalità della comunità e del tessuto associativo: se mancano persone pronte a impegnarsi, il futuro è a rischio. Gli anziani possono fare molto, ma non possono essere loro a garantire il futuro".

La Fondazione Mps cosa sta facendo?

"Come Fondazione, monitoriamo la situazione con grande attenzione. Abbiamo progetti storici come “SchooFood”, dedicato all’educazione civica, che quest’anno ha coinvolto oltre 11.000 ragazzi di scuole primarie e medie, 50 istituti comprensivi, 500 classi. Coinvolge ragazzi, famiglie e insegnanti. È un impegno concreto, di grande impatto, anche se probabilmente in futuro servirà fare ancora di più".

Il ruolo delle fondazioni di origine bancaria nelle sfide della società qual è?

"Le fondazioni di origine bancaria, come ho ricordato nel mio saluto iniziale, sono una realtà complessa e molto eterogenea. In Italia, soprattutto nel Centro-Nord, le fondazioni erogano circa un miliardo di euro all’anno per finalità pubbliche: cultura, scuola, welfare, sviluppo del territorio. Se venisse a mancare questo miliardo sarebbe un problema, perché oltre alle erogazioni economiche c’è tutto l’accompagnamento delle iniziative e delle attività che vengono promosse tramite bandi. Credo sia un grande sostegno per il Paese, anche se ovviamente le grandi fondazioni possono essere di maggiore aiuto rispetto alle piccole. Ad esempio, la Fondazione Cariplo eroga quest’anno, a memoria, intorno a 320 milioni di euro per 11 milioni di cittadini, mentre noi, con 12 milioni di erogazioni, ci rivolgiamo a un territorio di circa 250mila abitanti. È importante tenere presenti le proporzioni, ma resta un elemento molto rilevante, fuori discussione".

Cosa ha insegnato la Fondazione Mps nel passato e cosa serve ora per il futuro, alla luce di questi insegnamenti?

"Questa è una domanda complessa, a cui non è facile rispondere in pochi secondi. Sicuramente, se ci limitiamo agli aspetti tecnici, uno degli insegnamenti principali riguarda la concentrazione che c’è stata sull’attivo patrimoniale della Fondazione, tutto focalizzato sulla Banca Monte dei Paschi. Questo è stato certamente un errore, e la Fondazione lo ha pagato a caro prezzo. D’altronde, però, in quel periodo nel territorio dominava il mito del possesso del 51%, che sembrava intoccabile, e chiunque provava a metterlo in discussione veniva guardato con sospetto. Col senno di poi, credo si possa ammettere che sia stato un errore di valutazione. Per i prossimi 30 anni, la speranza è che questa lezione sia servita. Personalmente, anche se tra 30 anni non sarò più qui, credo che la strada intrapresa - quella dell’ascolto, della collaborazione con tutti, sia con le istituzioni che con il Cardinale Arcivescovo, e con tutti gli altri attori coinvolti - sia quella giusta. Questo, a mio avviso, è l’elemento fondante per permettere a questa città, a questo territorio, a questa comunità di continuare a crescere.

Sulla vicenda Monte dei Paschi e l’operazione con Mediobanca?

"Francamente non ho molti elementi su cui basare un’analisi precisa. Mi pare che ci sia una grande determinazione, da parte del management della banca, ad andare avanti. Ovviamente ci sono anche delle opposizioni, legittime, e il mercato sembra esprimere valutazioni divergenti. Staremo a vedere: penso che la questione sia ormai nelle mani delle autorità e soprattutto degli azionisti, in particolare quelli di Mediobanca. I principali soci si sono già espressi in assemblea; in generale credo che il tema del risiko bancario sia molto complesso e fare previsioni oggi sarebbe azzardato".

La contromossa?

"Rispetto alla cosiddetta “contromossa” di Mediobanca, non conosco i dettagli, anche perché la stessa Mediobanca ha comunicato molto poco al mercato, quindi non sono in grado di esprimere un giudizio. Credo che l’impostazione di mettere insieme una banca commerciale e una banca d’investimento sia comunque intelligente, ma sarà da vedere se tecnicamente si potrà realizzare. Anche la Banca d’Italia, mi sembra, si è già espressa: quindi credo che la prudenza sia d’obbligo. Quando a inizio maggio ho presentato il bilancio, ho fatto mie le parole di Lovaglio e ho anche dato una sorta di endorsement all’operazione. Ripeto, mi pare un’operazione intelligente, quella presentata da Montepaschi. È legittimo che Mediobanca valuti diversamente e faccia le sue scelte. Gli elementi a disposizione sono ancora pochi, ma credo che questa sarebbe un’operazione di grande importanza per il territorio, molto più di altre ipotesi che ogni tanto si leggono sulla stampa nazionale. Il territorio ne trarrebbe sicuramente beneficio".

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