Siena
Montecitorio, scatta la settimana corta?
Mentre la settimana corta per milioni di lavoratori italiani resta un sogno infranto, a Montecitorio si prepara una rivoluzione… ma solo per gli onorevoli. Il governo Meloni, per voce del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, ha proposto di chiudere i lavori della Camera già il giovedì, spostando le interpellanze parlamentari dal venerdì mattina al giovedì pomeriggio. Risultato? Un weekend lungo per i deputati, mentre la settimana lavorativa per il resto del Paese resta ben salda alle canoniche 40 ore.
Luca Ciriani, ministro per i rapporti col Parlamento
La motivazione ufficiale è di natura logistica: “È difficile garantire il venerdì la presenza di ministri e sottosegretari”, ha spiegato il ministro per i rapporti col Parlamento Luca Ciriani ai capigruppo di Montecitorio. In effetti, il venerdì l’Aula è spesso semideserta, con pochi deputati e qualche sottosegretario a presidiare i banchi rossi, mentre la maggior parte dei parlamentari ha già lasciato Roma per il rientro nei territori o per il weekend anticipato. Al Senato, del resto, la settimana corta è già realtà da tempo: i lavori si chiudono regolarmente il giovedì, salvo casi eccezionali.
La camera dei deputati
La proposta, per ora solo preliminare, ha suscitato più di un malumore tra le opposizioni, che sottolineano il paradosso: proprio mentre la maggioranza boccia la settimana corta “vera” per i lavoratori dipendenti – la proposta di Pd, M5S e Avs per ridurre l’orario settimanale a 32 ore è stata affossata in Commissione Bilancio – si pensa a concedere il venerdì libero ai parlamentari. “Il solito pregiudizio ideologico contro un tema che trova il favore di otto italiani su dieci”, attaccano i 5 Stelle, mentre il Pd parla di “ennesimo schiaffo ai lavoratori”.
La settimana lavorativa si accorcia ma gli stipendi no
Un deputato italiano percepisce un’indennità netta di circa 5.000 euro al mese, a cui si aggiungono una diaria di circa 3.500 euro per le spese di soggiorno a Roma e altri 3.700 euro mensili di rimborsi per l’esercizio del mandato. Non mancano poi i rimborsi per viaggi e spese telefoniche, che portano il totale mensile ben oltre i 10.000 euro. Un trattamento economico che, secondo le stime, è tra i più alti d’Europa.
Oltre allo stipendio, i parlamentari possono contare su una serie di benefit: rimborsi per i trasferimenti, assistenza sanitaria integrativa, pensione privilegiata e, per chi non svolge altre attività lavorative, anche l’assegno di fine mandato. Recenti emendamenti alla manovra hanno inoltre previsto l’aumento degli stipendi per ministri e sottosegretari non parlamentari, equiparandoli a quelli dei colleghi eletti, con un netto mensile che può superare i 12.000 euro.
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