Venerdì 05 Settembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

Roma

Il "forno umano" di Rebibbia, caldo rovente e sovraffollamento soffocano il carcere. Il racconto dalla cella di Gianni Alemanno: "La politica resta in un sonno climatizzato"

L'ex sindaco di Roma, recluso da mesi, in una delle sue lettere pubbliche denuncia le terribili condizioni di vita nell'istituto penitenziario

Caterina Iannaci

02 Luglio 2025, 18:03

Gianni Alemanno

Gianni Alemanno

Il caldo estivo si fa sentire con una forza implacabile tra le mura di Rebibbia, uno dei più grandi istituti penitenziari italiani, costruito negli anni ’70 senza alcuna attenzione al comfort termico. A raccontare questa “forno umano” è Gianni Alemanno, detenuto al braccio G8, che con lucidità e passione descrive le condizioni drammatiche in cui versa il carcere, aggravate da un sovraffollamento ormai insostenibile.

Il gradiente termico infernale

Alemanno spiega come salendo dal piano terra, umido ma più fresco, fino al secondo piano, la temperatura aumenti di circa due gradi per ogni rampa di scale. Il risultato? In cima al secondo piano si registra un caldo quasi dieci gradi superiore rispetto al piano terra. La sua cella, l’ultima del corridoio, è esposta al sole su tre lati, trasformandosi in un vero e proprio forno. Cemento armato senza coibentazione, assenza totale di aria condizionata: d’inverno si sopporta con le coperte, d’estate si combatte con vestiti leggeri e qualche ventilatore antiquato, spesso difficili da ottenere.

Un anziano detenuto, esperto muratore soprannominato Luciano, ha ideato un sistema artigianale di vasi comunicanti per rinfrescare l’acqua e mitigare un po’ il caldo. Ma è solo un palliativo in un ambiente che soffoca.

```

L'interno del carcere di Rebibbia

Sovraffollamento e abbandono

Il caldo non è l’unico nemico. Il carcere è sovraffollato, con migliaia di persone detenute in più rispetto alla capienza regolamentare. Le conseguenze sono evidenti: malati di scabbia ospitati tra gli altri detenuti, persone “normali” messe nel reparto dei transessuali, detenuti lasciati a dormire in infermeria per mancanza di spazi. La situazione è aggravata dalla carenza di personale, in particolare l’assenza di un Caporeparto nel braccio G8 da settimane.

Il sistema giudiziario non aiuta: i Tribunali di sorveglianza, soprattutto quello di Roma, sono sotto organico e poco flessibili nell’applicare pene alternative, lasciando detenuti come Mario, 81 anni, in carcere nonostante il diritto agli arresti domiciliari riconosciutogli da giorni.

La politica dorme… con l’aria condizionata

Alemanno denuncia una politica distratta, che “dorme con l’aria condizionata” mentre i detenuti soffrono. Mentre si spendono milioni per prefabbricati che aggiungeranno poche centinaia di posti letto, senza risolvere il problema strutturale, si ignorano le condizioni disumane e il rischio di sanzioni da parte della Corte europea dei Diritti dell’Uomo.

Il caldo torrido e il sovraffollamento hanno già provocato cinque proteste carcerarie in Italia solo nel mese di giugno. Nel 2024 si sono tolte la vita 71 persone detenute, nei primi sei mesi del 2025 già 38, un suicidio ogni cinque giorni, numeri che gridano vendetta ma restano invisibili all’opinione pubblica.

Carcere di Rebibbia, esterno

Una verità scomoda

Alemanno, che ha ricoperto ruoli istituzionali importanti, non si nasconde dietro scuse. Ricorda come lui stesso abbia perso il sonno per questi problemi, convocando riunioni notturne e cercando di trovare soluzioni, pur consapevole dei limiti. Oggi però la politica sembra aver voltato le spalle a chi è rinchiuso dietro le sbarre, ignorando la sofferenza e l’emergenza umanitaria.

“Non si può chiudere gli occhi perché non conviene vedere”, conclude, “questa non è solo una colpa, è una vergogna”.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie