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Il caso

Un glorioso allenatore perde la sua partita col fisco: 1 anno di condanna e multa salata, rischia la reclusione? Da Valentino Rossi a Maradona: campioni e tasse, un rapporto tormentato

Contestata un'evasione fiscale risalente al 2014

Caterina Iannaci

10 Luglio 2025, 13:22

Carlo Ancelotti

Guai col fisco per Carletto Ancelotti

Carlo Ancelotti, uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio, si trova oggi al centro di una vicenda che nulla ha a che vedere con il rettangolo verde. Il Tribunale provinciale di Madrid ha infatti condannato l’attuale ct del Brasile a un anno di reclusione, con pena sospesa, e a una multa superiore a 386.000 euro per frode fiscale commessa nel 2014, durante la sua prima esperienza alla guida del Real Madrid.

L’accusa era pesante: Ancelotti avrebbe omesso di dichiarare al fisco spagnolo oltre 1,2 milioni di euro provenienti dai diritti d’immagine, utilizzando una rete di società con sedi tra le Isole Vergini Britanniche e Londra. Una strategia che, secondo i giudici, gli avrebbe permesso di eludere le tasse pur avendo la residenza fiscale in Spagna. Tuttavia, per l’anno 2015, il tecnico è stato assolto: in quel periodo, infatti, aveva trascorso meno di 183 giorni in territorio spagnolo, venendo esonerato a maggio e trasferendosi poi a Londra, prima di approdare al Bayern Monaco.

Re Carlo si trova nei guai col fisco

La pena inflitta è ben lontana dai 4 anni e 9 mesi richiesti dall’accusa. In Spagna, infatti, le condanne inferiori ai due anni per reati non violenti e senza precedenti penali, come nel caso di Ancelotti, non prevedono la detenzione effettiva. Il tecnico, che aveva già versato al fisco circa 1,4 milioni di euro nel 2021 a titolo di risarcimento, ora attende che parte di quella somma gli venga restituita, essendo relativa al 2015, anno per cui è stato assolto. Secondo la sua difesa, potrebbero tornargli indietro fino a 5 milioni di euro.

Durante il processo, Ancelotti ha ribadito la sua buona fede, sostenendo di aver sempre seguito i consigli legali dei consulenti del Real Madrid e di non aver mai avuto intenzione di frodare il fisco. “Non mi sono mai reso conto che qualcosa non fosse corretto”, ha dichiarato, sottolineando come la sua attenzione fosse rivolta esclusivamente al campo e ai risultati sportivi.

Il tecnico italiano, che tra il 2013 e il 2015 e poi dal 2021 al 2025 ha guidato il Real Madrid verso 15 titoli, tra cui tre Champions League, ora si trova a dover gestire una partita diversa, fatta di carte bollate e sentenze. Una storia che ricorda come, anche per i grandi dello sport, il fisco possa diventare un avversario insidioso quanto una finale europea.

Campioni e tasse, un amore tormentato: i precedenti illustri

Nel grande teatro dello sport, dove la gloria si misura in secondi e la fama si costruisce a colpi di record, esiste un avversario che non perdona: il fisco. Non importa quanto velocemente tu corra, quanto lontano tu salti o quanti gol tu segni: prima o poi, il conto arriva. E spesso, è salatissimo.

Basta evocare il nome di Lionel Messi per sentire riecheggiare le aule di tribunale spagnole, dove il fuoriclasse argentino si è trovato a dover spiegare la complessa architettura societaria che aveva trasferito i suoi diritti d’immagine in paradisi fiscali. Messi, condannato per evasione, ha evitato il carcere pagando una multa, ma la vicenda ha lasciato il segno, mostrando come anche i più grandi possano inciampare nei meandri delle leggi tributarie.

Valentino Rossi entrò in conflitto con l'agenzia delle entrate negli anni scorsi

Non meno celebre è la storia di Valentino Rossi, il “Dottore” delle due ruote, che nel 2007 si è visto contestare dall’Agenzia delle Entrate un mancato pagamento di tasse per 60 milioni di euro. Rossi ha scelto la via del patteggiamento, versando 35 milioni e riportando la residenza fiscale in Italia, non senza attribuire la colpa ai suoi manager dell’epoca. Un episodio che ha fatto scuola e che ancora oggi viene ricordato come uno dei casi più eclatanti nel panorama sportivo italiano.

Il calcio, poi, sembra essere terreno fertile per queste vicende. Cristiano Ronaldo, durante il periodo al Real Madrid, è stato accusato di evasione per quasi 19 milioni di euro. Anche per lui, la pena detentiva è stata convertita in una sanzione economica, ma il clamore mediatico ha superato di gran lunga quello di una qualsiasi finale di Champions League. E che dire di Neymar, protagonista di un intricato contenzioso sia in Brasile che in Spagna, dove le cifre contestate hanno raggiunto decine di milioni di euro?

Anche Maradona per anni ha vissuto l'incubo del fisco

Le cronache non risparmiano nemmeno i miti del passato. Diego Armando Maradona ha vissuto per anni con l’ombra di un debito fiscale italiano che, tra interessi e sanzioni, aveva raggiunto cifre astronomiche. Solo di recente, la Cassazione ha sancito che il Pibe de Oro non era un evasore, chiudendo una vicenda durata decenni e costellata di colpi di scena, pignoramenti e ricorsi.

Ma il fisco non guarda in faccia nessuno: dal ring di Manny Pacquiao, che ha dovuto difendersi da richieste milionarie sia nelle Filippine che negli Stati Uniti, al tennis di Boris Becker, che dopo una carriera da leggenda si è ritrovato persino in prigione per aver nascosto al fisco tedesco milioni di euro. E ancora, il caso di Alberto Tomba, che tra paradisi fiscali e società estere ha dovuto sanare debiti milionari, pur venendo poi assolto.

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