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La sentenza

Figli minacciati, presi a cinghiate e violenze sessuali sulla moglie: orco condannato a 5 anni e 8 mesi

Arriva la condanna per un 59enne dopo anni di soprusi sulla famiglia

Claudio Coli

11 Luglio 2025, 06:05

Il tribunale di Siena

Sentenza al tribunale di Siena

Anni di maltrattamenti, violenze carnali e soprusi sulla moglie, oltre che colpi di cinghiate ai figli: un 59enne residente nella provincia di Siena, originario del sud Italia, è stato condannato dal Tribunale di Siena a 5 anni e 8 mesi con rito abbreviato, per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale sulla coniuge. Un lungo incubo quello vissuto dai familiari dell’uomo che non trovavano il coraggio di denunciarlo, per paura della sua violenta reazione.

Secondo le accuse l’uomo metteva in atto condotte da padre padrone fatte di violenza fisica e psicologica sia sulla moglie 52enne che sulla figlia, oggi 30enne, anche in presenza dell’altro figlio più piccolo, improntando la relazione sul sopruso e sulla prepotenza, spesso dopo aver bevuto troppo. Sono numerosi gli episodi contestati al capo di imputazione dal 2023 fino al maggio del 2025, tra cui aggressioni verbali, insulti personali, lancio di cibo non gradito e percosse con la cintura, che in un caso hanno portato a fratturare un braccio al figlio più giovane, nonchè violenze carnali.
L’uomo usava infatti costringere la moglie ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà, tirandole i capelli e prendendola a cinghiate, con la donna a un certo punto arrivata a chiudersi in camera a chiave per paura di essere aggredita. In una circostanza il condannato portò in casa un’altra donna straniera per farla dormire nella camera della figlia, la quale la allontanò subendo la rabbia del padre che arrivò a minacciarla “la apro come un pesce, la devo ammazzare” sono le frasi riportate dall'accusa, brandendo inoltre una scopa contro la madre. In un’altra occasione, a fine maggio di quest’anno, ha preso di mira, sempre secondo le accuse, di nuovo la figlia andando a cercarla presso il bar dove lavora con fare minaccioso, costringendola a nascondersi dentro il locale.
Nonostante l’intervento delle forze dell’ordine la furia dell’uomo non si è placata e sia per strada che presso la caserma dei militari ha continuato a inveire con gravi minacce verso la ragazza, dicendo “la sgozzo come un capretto”, fino ad essere arrestato, tanto che adesso si trova ai domiciliari al sud Italia (in passato aveva ricevuto altre condanne per danneggiamento, estorsione e minacce). La richiesta del pubblico ministero era di sei anni, alla fine la decisione del gup Sonia Caravelli è stata di 5 anni e 8 mesi. A difendere i familiari in aula c’era l’avvocato Michele Bellandi, mentre il legale dell’imputato è l’avvocato Alessandro Betti, che dichiara: “La difesa prende atto della decisione del giudice e si riserva di valutare le prossime mosse al deposito delle motivazioni”.

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