SIENA
Dove non sono arrivate le bombe e i proiettili, ce l’hanno fatta i social. Strumento sempre più potente, nel bene e nel male. Per Aya Ashour, ricercatrice palestinese fuggita da Gaza, vale questa seconda facciata della medaglia. Alimentata da quella xenofobia che dietro una tastiera risulta ancora più semplice. Così, mentre era convinta di aver trovato finalmente un porto sicuro per ricominciare a vivere, senza la paura di vedersi piove un missile sulla testa, è finita bersaglio degli urlatori della rete. Attaccata solo per la sua provenienza per la fede che professa. Frasi violente che hanno fatto breccia nella testa della giovane. Capace di resistere ad anni di privazioni, ma fragile di fronte alla cattiveria gratuita. “Non riesco davvero a capire questa campagna diffamatoria contro di me solo perché indosso il velo! Sono uscita dall’inferno e ora mi trovo ad affrontarne un altro, che mi fa piangere da ieri!”, ha scritto la ragazza su X dopo aver osservato decine di commenti carichi di odio sotto i post dove raccontava la gioia di poter finalmente arrivare in Italia.
Dietro questa triste vicenda non c’è però una narrazione sola. Tanti gli utenti che hanno incoraggiato Aya ad andare avanti senza curarsi di sconosciuti. Non si è fatto attendere nemmeno l’intervento del rettore Tomaso Montanari. Critico da sempre contro i modi utilizzati da Israele, come risposta agli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023, lo studioso si è da subito impegnato per cercare di aiutare, attraverso l’ateneo, le popolazioni martoriate. Naturale quindi la felicità di poter vedere arrivare Ashour. “L'abbiamo aspettata molto a lungo e nelle scorse settimane si sono susseguiti i momenti in cui speravamo che questa esfiltrazione da Gaza si potesse compiere. Si è finalmente compiuta”, aveva detto in un video Montanari, ringraziando i ministri competenti e i corpi diplomatici.
“È stato un lavoro lungo, complicato, rischioso e che però permette a questa nostra giovane e amata collega di unirsi alla nostra comunità. Chi salva una vita salva tutto il mondo - aveva aggiunto Montanari -. Ci siamo spesi tutti, io come rettore e tutta la comunità presso le autorità italiane, davvero senza tregua per mesi e mesi per arrivare a questo risultato”.
Alla luce d queste considerazioni, non si è tirato indietro quando si è trattato di prendere le sue difese. “Per milioni di italiani perbene Aya è e sarà sempre la benvenuta”, ha scritto lo storico dell’arte su X.
Un messaggio che ha segnato il capitolo finale della sua avventura nel social network di proprietà di Elon Musk, perché dopo il post ha annunciato l’addio. “La nostra università è già uscita da X, e con questo post lo faccio anche io. Chi vuole può seguirmi su Instagram”, ha sentenziato Montanari, ricordando la decisione presa qualche mese di procedere con un passo indietro dall’ex Twitter da parte di Unistrasi.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy