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L'omicidio

Uccisa con una fucilata alla testa, l'ex compagno torna ai domiciliari col braccialetto elettronico. In autunno il processo con giudizio immediato in Corte di Assise

Il giudice dà l'ok alla scarcerazione di Luis Fernando Porras Baloy, erano contrari pm e difesa dei familiari della vittima

Claudio Coli

17 Luglio 2025, 05:12

Ana Yuleisy Manyoma Casanova

Yulia, la cuoca colombiana vittima di un omicidio a Siena

Torna agli arresti domiciliari col braccialetto elettronico Luis Fernando Porras Baloy, il colombiano accusato dell’omicidio di Ana Yuleisy Manyoma Casanova, la 32enne cuoca morta a Siena nell’abitazione in strada del Villino il 10 agosto 2024, raggiunta alla testa da un colpo di fucile, maneggiato dall’ex compagno. Posto in custodia cautelare in carcere al termine delle indagini preliminari nei mesi scorsi, la sua difesa – in capo agli avvocati Alessandro Betti e Leandro Parodi - ha chiesto e ottenuto dal giudice, nonostante la contrarietà del pubblico ministero, di far modificare la misura, che passa dalla reclusione in carcere agli arresti domiciliari con il braccialetto, in attesa dell’inizio del processo.
Anche la difesa dei familiari di Yulia, rappresentati dagli avvocati Michele Bellandi e Vincenzo Di Benedetto, ha presentato una memoria difensiva di opposizione riguardo alla decisione di modifica della misura, sottolineando la reputata sussistenza di motivi cautelari per proseguire con la custodia in carcere. Il giovane era stato in un primo momento posto in carcere, per l’accusa di detenzione illecita di arma da fuoco, e dopo alcuni mesi è passato agli arresti domiciliari. Successivamente è stata modificata la misura a suo carico, ed è stato applicato l’obbligo di firma. Infine il ritorno in carcere. Non appena sarà pronto il braccialetto elettronico, sarà eseguita la scarcerazione, disposta dal gup Grandinetti.
Come si ricorda, secondo l'ipotesi accusatoria formulata al termine di complessi approfondimenti tecnici condotti dalla Polizia di Siena, il colpo di fucile che ha determinato la morte della giovane donna sarebbe stato esploso volontariamente dal giovane all'interno della camera da letto dove i due si trovavano, contrariamente alla tesi del tragico incidente, sostenuta dal sudamericano. L’accusa che pende è di omicidio doloso aggravato per essere stato commesso in occasione del reato di maltrattamenti di famiglia e nei confronti di persona convivente e legata da relazione affettiva. Nel corso dell’inchiesta coordinata dal Ris, sono stati svolti numerosi approfondimenti di genetica forense, in particolare focalizzati sull’analisi delle tracce di sparo su canotta e ciabatte della vittima e su tracce ematiche, oltre all'analisi del materiale biologico raccolto nella casa teatro del dramma dagli agenti della Polizia Scientifica.
Le indagini hanno inoltre fatto emergere, sempre secondo l'ipotesi accusatoria, elementi per ipotizzare anche il reato di maltrattamenti di famiglia, reato che risulta assorbito dalla specifica aggravante prevista per il reato di omicidio. La ragazza, prima di perdere la vita, aveva riferito a colleghe di lavoro ed amiche di aver subito violenze da parte del compagno, circostanza però negata dalla difesa del colombiano. Il quale ha già subito una prima condanna, a 2 anni e 4 mesi, con l’accusa di detenzione illecita dell’arma che ha fatto fuoco, un verdetto appellato dalla sua difesa.

I legali attendono ora la fissazione del procedimento che con ogni probabilità sarà svolto in autunno col giudizio immediato - che bypassa l'udienza preliminare - in Corte di Assise (alla presenza anche dei giudici popolari). L'Assise solitamente affronta crimini particolarmente efferati e con pene non inferiori ai 24 anni e che possono raggiungere l'ergastolo, qui la difesa dell’accusato non potrebbe chiedere riti alternativi.

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