L'Università di Siena studia le alghe della laguna di Venezia: ricerca apripista in Italia grazie a un innovativo strumento a raggi x
Il promotore, prof. Loppi (Unisi): "Prima ricerca, tante altre idee in campo, grazie al nuovo strumento si aprono nuove prospettive per gli studi sulle collezioni storiche"
Unisi analizza lo stato di salute della laguna veneziana
L’utilizzo di un innovativo strumento a raggi x apre le porte a nuovi importanti studi sulle collezioni storiche: a fare da apripista in Italia è la ricerca cui sta partecipando l’Università di Siena, su oltre 200 campioni di alghe raccolte nella laguna di Venezia negli anni ’30 del secolo scorso e conservate presso il Museo di Storia Naturale di Venezia nell’algario Vatova-Schiffner, che saranno comparate con le alghe attuali per avere il quadro dello stato di salute della laguna, alla luce dei cambiamenti climatici.
L’attività di ricerca è stata ideata dall’Università di Siena con i colleghi dell’Ateneo di Trieste e aprirà la strada ad altri importanti studi. Fondamentale, come detto, risulta l’utilizzo di una strumentazione innovativa e portatile, acquistata con fondi Pnrr, che come spiega il professor Stefano Loppi, docente del dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Siena e promotore dell’iniziativa “permette di effettuare analisi comparative senza danneggiare i campioni storici conservati”. Loppi, presidente del presidio della qualità dell’Università senese, è un rinomato studioso a livello internazionale, specializzato nell’indagine sugli aspetti biologici delle piante legati ai cambiamenti ambientali, tanto da essere incluso nella lista dei top scientists mondiali dalla Stanford University, in quella degli highly ranked scholars di ScholarGPSe e fra i top Italian scientists della Via-Academy. Loppi studia anche l’utilizzo di prodotti naturali per la valorizzazione delle piante coltivate e la scienza partecipata.
L’analisi prevede lo studio del contenuto di metalli e il confronto dei dati con misure ottenute da alghe raccolte quest’anno nella laguna di Venezia, per stabilire lo stato delle acque della laguna nell’ultimo secolo. Le alghe, essendo un bio accumulatore, possono fungere da perfetto “termometro” della situazione. “Vogliamo conoscere come sta la laguna alla luce dei cambiamenti climatici – conferma il professor Loppi – e lo stato dell’inquinamento delle acque. La comparazione tiene conto di un lasso di tempo ampio, un secolo, quindi l’aspettativa è che si possa misurare la differenza e avere indicazioni anche sulla gestione climatica della laguna”. Lo studio, oltre al professor Loppi (assistito dall’assegnista di ricerca Riccardo Fedeli) vede protagonista un numeroso gruppo di ricercatori e ricercatrici, coordinato da Raffaella Trabucco, curatrice delle collezioni botaniche del Museo di Storia Naturale di Venezia. I risultati saranno pronti entro fine ottobre, quando saranno presentati in due diversi consessi scientifici. Lo studio delle alghe è solo il primo di una lunga serie: “Si aprono prospettive importanti – conclude Loppi – sono tante le idee in campo, grazie alle nuove strumentazioni si può rivoluzionare l’analisi delle collezioni storiche”.
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