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Delitto di Garlasco, a Filorosso il clamoroso scontro tra i legali di Sempio e Stasi: cosa è successo. L'annuncio di Lovati: "Hanno perso il buon senso, faremo esposto in Procura"

Accesa discussione tra gli avvocati durante l'approfondimento su caso Poggi

Caterina Iannaci

29 Luglio 2025, 14:10

Lovati e De Rensis

Delitto di Garlasco, scontro aperto tra i legali

Un clamoroso scontro verbale in Tv sul caso del delitto di Garlasco ieri in onda a Filorosso su Rai3, condotta da Manuela Moreno. Tensione massima tra Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi, e Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio.

Si parte da un precedente commento di Lovati sulla perizia di parte dell'impronta 33: "L’ho detto in un momento di rabbia, perché non mi sembra giusto che da chi ho sempre difeso a spada tratta mi venga lanciata una bomba così colma di fango come hanno fatto i consulenti, poi quando ho capito che è una bomba vuota, perché si discute da sé, allora mi è passato tutto. È il modo in cui è apparso sui giornali, nelle trasmissioni, non me lo aspettavo".

Da sinistra, l'avvocato Antonio De Rensis

Con tono pungente ma quasi amichevole, De Rensis aggiunge: "Quello che ha detto Massimo è stato un atto d’amicizia, perché lui mi vede stanco e anziano e si è detto: ‘Aspetta che lo faccio riposare’, ma purtroppo non credo che riuscirà a estromettere la difesa di Stasi. Era una consulenza scritta con grandi approfondimenti scientifici, il cui lavoro è durato oltre un mese e ha 3 firme: non vuol dire che la nostra consulenza è la verità, ma fa capire degli aspetti fondamentali e concorda pienamente con l’attribuzione delle 15 minuzie a Sempio".

Dall’altra parte Massimo Lovati non ci sta e si mostra molto critico nei confronti delle consulenze avversarie: "Voi cosa avete pensato di fare? Non si può sostenere che sotto una fotografia c’è sangue e sudore. La sua collega parla di catinella di sudore… Ma la finiamo o no? E concludo che delle vostre consulenze tecniche non me ne frega niente, perché non siete neanche parte nel processo, non serve estromettervi". Risponde De Rensis: "Addirittura? Adesso questo lo vedremo. C’è il concorso, ci sono ipotesi future. I nostri consulenti hanno dimostrato una traccia mista sudore che può dare gli stessi risultati che diede quella. Vedremo. Poi i nostri consulenti hanno scritto ma non hanno fatto alcun proclama, e intanto sento parlare di muffe su Ignoto 3…".

Non si risparmia poi la critica sulle ipotesi avanzate dagli avvocati di Stasi: “Hanno parlato di catinelle di sudore e sangue. Ma dove sono andati, all’Avis? E il sudore? Ma lo sapete che per fare 2 cm di sudore non basta una giornata? Non credo assolutamente a questo tipo di analisi”, sottolinea Lovati. Dall’altra parte, De Rensis replica con una provocazione retorica: "E invece i tuoi consulenti, quando hanno detto che Iuliano e Caprioli hanno confuso il muro con le impronte, che cosa hanno fatto? Sono andati in qualche cantiere edile? Che cosa hanno fatto? Non possiamo ridurla così, noi avvocati dobbiamo avere l’umiltà di rispettare il lavoro di tutti i consulenti e i consulenti dovrebbero fare meno proclami".

La tensione sale quando Lovati si dice infastidito dalla situazione processuale: "Quello che mi dà fastidio è che processualmente il mio correo ‘finto’, indagato in concorso o con Stasi o con altri, si vede accusato dal suo correo, Stasi, ed è una cosa assurda. Se ci fosse un PM di quelli brillanti, il caso sarebbe risolto: dice ‘siete voi due’ e finisce così. Ma si può fare una roba del genere? State perdendo il lume della ragione”. Alla domanda della conduttrice se rischi di finire così, De Rensis risponde con fermezza: "Non faccio il gioco della Procura (come ha detto Lovati poco prima), io faccio solo il gioco di Alberto Stasi e mi piace, perché lo riteniamo innocente. Aspettiamo a ottobre, potrebbero aggiungersi altri elementi. Il lume della ragione lo abbiamo ancora, io qualche colpo potrei anche perderlo, ma al momento ancora no".

La situazione viene commentata dal giornalista Stefano Zurlo, collegato da remoto, che nota “crepe” in un clima che sembrava quasi di empatia: “Questo può aiutare molto a fare chiarezza, perché è una situazione confusa”, osserva, ricordando che mentre la difesa Sempio ha sempre sostenuto l’innocenza di Stasi, la controparte ritiene responsabile Sempio stesso e ha chiesto una consulenza sull’impronta 33. Zurlo sottolinea infatti che la difesa di Stasi non ha voluto apertamente l’incidente probatorio sulla fotografia, ma poco dopo è arrivata una consulenza che sembra dare un colpo alla difesa Sempio.

Sul piano giudiziario, Massimo Lovati ribadisce la sua critica: "Il vizio di questa indagine è iniziale. Non si può creare un capo d’accusa di questo genere. Non si prende un condannato, lo si fa diventare indagato insieme a un’altra persona o con altri, è qui che nascono tutte incomprensioni, contraddizioni. Addirittura questo finto correo viene ad accusare il mio cliente, ma diamo i numeri?". De Rensis risponde con ironia all’intervento di Zurlo: "Siccome le argomentazioni del Dottor Zurlo sono talmente stimolanti, interessanti e profonde, io devo rispondere. Mi è sembrato che lui confonda i ruoli e vorrei ricordare che questa indagine ha dei tempi, dei modi… il problema è che chi non è convinto che questa indagine ha delle basi, vuole accelerare i tempi. Non prendiamo ogni elemento come l’elemento, ma come UN elemento. Rispetto a quello che ha detto l’amico Lovati, non replico perché lo stimo e gli voglio bene. Lui ha estremizzato delle argomentazioni dalle quali dissento fermamente, ma sarebbe una polemica sterile che annoierebbe i vostri telespettatori”.

La puntata completa, rivedila qui

Al termine della puntata Lovati annuncia la sua intenzione di presentare un esposto alla Procura, puntando il dito sulle incongruenze che persistono dal 2017: "Gli indizi contro il mio assistito di oggi sono gli stessi del 2017, non è cambiato assolutamente niente. L’unica cosa che ha sconvolto il fatto è questa ipotesi di un concorso strano, fasullo, finto dove c’è di mezzo anche il condannato. Sto pensando di fare un esposto alla Procura generale della Repubblica perché hanno perso il buon senso, lo farei alla nostra Procura perché non si può fare un capo d’accusa di questo genere". De Rensis lo invita a riflettere: "Sull’esposto gli consiglio di riflettere bene, immagino ci saranno le prove, arriveranno".

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