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SIENA

Violenza sulla schermitrice, l'avvocato accusa: "Il nostro ricorso mai arrivato in Cassazione"

La ragazza aveva presentato denuncia contro due atleti della nazionale giovanile azzurra

Aldo Tani

01 Agosto 2025, 10:28

tribunale di Siena

tribunale di Siena

Il ricorso contro la concessione della giustizia riparativa ai due schermitori italiani, Lapo Jacopo Pucci ed Emanuele Nardella, accusati di aver violentato una giovane atleta uzbeka durante un raduno a Chianciano due anni fa, non è mai arrivato nelle mani della Cassazione.

A renderlo noto è l’avvocato Luciano Guidarelli, legale della giovane, che ha presentato un esposto al presidente del tribunale di Siena per la mancata trasmissione dell’istanza di impugnazione che aveva predisposto proprio per contestare la decisione del giudice per l’udienza preliminare.

La vicenda si snoda tra ritardi e omissioni. Guidarelli sottolinea che i tempi per la decisione della Cassazione sulla loro impugnazione erano “ampiamente maturi”: il ricorso era stato presentato il 10 aprile con scadenza fissata per il 10 luglio, dunque ben prima della nuova udienza prevista per il 4 novembre nell’ambito del processo abbreviato contro i due imputati. Tuttavia, accertamenti compiuti presso la Cassazione hanno rivelato che il ricorso non era mai stato ricevuto, poiché la cancelleria del tribunale di Siena non lo aveva mai inviato.

A complicare ulteriormente la situazione, il primo luglio la cancelleria si era scusata con l’impegno che il fascicolo sarebbe stato trasmesso con urgenza, ma alla fine di luglio, dopo ulteriori verifiche del legale presso la Suprema Corte, è emerso che “nulla era stato inviato”. Di fronte a questo stato di cose, l’avvocato Guidarelli dichiara di riservarsi ogni azione nei confronti di chi, a vario titolo, abbia omesso di eseguire quanto dovuto.

“Siamo arrivati ad agosto e la possibilità che la Cassazione si pronunci in tempi così stretti è molto remota – aggiunge il legale –. Una situazione singolare, considerando che molti tribunali, tra cui quello di Roma, hanno già respinto analoghe richieste di giustizia riparativa almeno in primo grado”.

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