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SIENA

Dimessa sei volte dal pronto soccorso, ma ha una trombosi celebrale: danni permanenti e maxi-risarcimento

Una 40enne della provincia di Siena ha ricevuto un indennizzo per il lungo calvario della quale è stata vittima

Aldo Tani

01 Agosto 2025, 16:34

ospedale di Campostaggia

ospedale di Campostaggia

Una donna di meno di 40 anni residente in provincia di Siena ha vissuto un calvario durato settimane a causa di un grave mal di testa ignorato e sottovalutato dai medici, che alla fine ha rivelato una trombosi cerebrale diagnosticata troppo tardi, con conseguenze irreversibili.

Nonostante si fosse presentata sei volte al pronto soccorso lamentando un dolore pulsante e intenso, e avesse chiamato più volte il 118, come raccontato dall'edizione fiorentina de La Repubblica, la paziente era stata ripetutamente dimessa con prescrizioni di antidolorifici, senza accertamenti approfonditi che avrebbero potuto salvare la sua vita e le sue funzioni neurologiche.

La vicenda, iniziata a fine luglio 2015, ha visto la donna lamentare un mal di testa bifrontale continuo, irradiato anche alle spalle, sintomo tipico di trombosi venosa cerebrale, che spesso si manifesta proprio con mal di testa intenso e persistente non rispondente ai comuni analgesici. Dopo il primo accesso al pronto soccorso di Poggibonsi, dove le venne prescritta solo una terapia antinfiammatoria, il suo stato non migliorò. Nel corso delle settimane successive effettuò altri cinque accessi al pronto soccorso, fu sottoposta a una Tac senza contrasto e a una visita neurologica, ma senza che venisse identificata la vera causa del suo malessere.

Solo dopo una visita oculistica autonoma, in cui si rilevò un rigonfiamento del nervo ottico — segno di ipertensione endocranica causata dalla trombosi venosa cerebrale — fu ricoverata d’urgenza all’ospedale di Siena, dove le fu finalmente diagnosticata la trombosi dei seni venosi cerebrali, una patologia che può provocare edema cerebrale, ischemia, infarto venoso e gravi danni neurologici.

Le conseguenze per la donna sono state gravissime: ha perso la vista e l’equilibrio, la capacità di percepire odori e sapori è fortemente compromessa (riesce a distinguere solo il freddo dal caldo e solamente alcuni gusti come il dolce dal salato e dall’amaro), ha subito una grave perdita di forza agli arti superiori e avverte sensazioni di scosse elettriche a una coscia, oltre a una temporanea perdita di memoria di quattro giorni.

Dopo una lunga battaglia giudiziaria, il tribunale di Siena in primo grado ha riconosciuto gravi responsabilità da parte della struttura sanitaria, parlando di negligenza, imprudenza e imperizia omissiva, con un danno biologico permanente certificato al 90% e un risarcimento di oltre 440 mila euro. La Corte d’Appello ha poi concesso un indennizzo di circa 800 mila euro, comprensivo delle spese legali, riconoscendo le molteplici carenze nella diagnosi e nel trattamento iniziale.

Le perizie mediche hanno evidenziato che i medici non eseguirono accertamenti fondamentali come la visita oculistica e l’esame del fondo dell’occhio, necessari per la diagnosi precoce, e interpretarono erroneamente la Tac, non riconoscendo segni di ipertensione endocranica già presenti. Non fu inoltre disposta una consulenza neurochirurgica tempestiva, contribuendo all’aggravamento della patologia.

I giudici hanno comunque rilevato le difficoltà cliniche di interpretare i sintomi, che presentavano un quadro non conclamato e complesso, anche a causa di altre patologie concomitanti e di disturbi somato-psichici, nonché la presenza di difficoltà nel distinguere i sintomi della trombosi da quelli comuni a patologie più banali come l’influenza. Tuttavia, hanno sottolineato che la persistenza dei sintomi non risposta alle terapie avrebbe dovuto indurre a ulteriori approfondimenti diagnostici.

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