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Il caso

Dopo 28 anni l’omicidio della tassista Alessandra Vanni è ancora avvolto nel mistero, ma l'indagine resta aperta

Il 9 agosto 1997 fu trovato il corpo della 29enne, strangolata con uno spago da pacchi. Contestata la crudeltà, il fascicolo non può andare in prescrizione, si spera in nuovi elementi

Claudio Coli

09 Agosto 2025, 17:36

Delitto Vanni a Castellina in Chianti

Una foto dell'epoca del taxi dove fu rinvenuto il corpo della Vanni

A distanza di 28 anni, l’omicidio della tassista senese Alessandra Vanni, avvenuto a Castellina in Chianti, resta un autentico cold case. Il 9 agosto ricorre l'anniversario di uno dei casi di cronaca più misteriosi della Toscana, divenuto un rompicapo per tutti gli investigatori che hanno tentato di risolverlo.

La sera dell’8 agosto 1997, Alessandra Vanni, 29 anni, era salita al volante del taxi "Siena 22" per la prima volta durante il turno di notte, in sostituzione dello zio Onorio, quando abitualmente guidava di giorno. Dopo aver terminato il turno al centralino, era uscita per la sua corsa notturna. Il suo taxi viene visto per l'ultima volta a Quercegrossa, poi a Fonterutoli, e qui c'è chi giura di aver visto salire qualcuno. A mezzanotte il tassametro si fermò per sempre. Da lì in poi quasi 30 anni di fitta nebbia. Il suo corpo fu rinvenuto la mattina del 9 agosto in una strada sterrata vicino al cimitero del borgo chiantigiano. La giovane tassista era stata strangolata con uno spago da pacchi, e le mani erano legate dietro lo schienale del sedile con un nodo elaborato, come se l'assassino volesse mantenerla seduta. I vestiti erano composti, ma la scena risultava gelida e inquietante.
Alessandra Vanni aveva 29 anni

Le indagini iniziali si concentrarono su pochi sospetti, tra cui l'ex marito e il fidanzato, ma nessuno di loro risultava avere un alibi compromettente. Il movente non è mai stato chiaro: i soldi dell'incasso serale mancavano, ma non vi erano segni di violenza sessuale, né segni di rapina tradizionale, poiché altri oggetti personali, come l'orologio, non erano stati asportati. Forse una rapina degenerata in tragedia, o un omicidio dal movente passionale, l'assassinio si è rivelato nel corso degli anni una vera e propria odissea investigativa per magistrati e forze dell'ordine. Altre piste hanno ipotizzato un coinvolgimento di gruppi criminali legati a rapimenti avvenuti in quegli anni, ma anche queste ipotesi non hanno portato a sviluppi concreti.

Nel novembre del 2020 la Procura di Siena, scavando nelle carte, riaprì formalmente il caso, iscrivendo due persone nel registro degli indagati e sottoponendole a test del dna con delle nuove tecnologie, che però hanno dato esito negativo e dunque arrivò l’archiviazione per le posizioni vagliate. In precedenza, già nel 2015 una decina di soggetti furono sottoposti all'esame, ma non emerse nulla. Il fascicolo, seguito in ultimo dal pm Nicola Marini, resta comunque aperto: il magistrato ha contestato l’aggravante della crudeltà e dunque non ci può essere prescrizione. La speranza è che un giorno spuntino nuovi elementi che possano condurre alla verità.

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