Ambiente
Val di Merse, si riparla dell'invaso
Da decenni si discute della necessità di nuovi invasi in Toscana per contrastare le crisi idriche ricorrenti, ma il dibattito è tornato di stretta attualità soprattutto in queste settimane di emergenza. Tra i protagonisti di questa battaglia c’è Francesco Oporti, consigliere comunale e già candidato sindaco a Chiusdino, che da anni si batte per la realizzazione del grande lago artificiale presso Pian di Feccia, attraverso lo sbarramento del fiume Merse.
Oporti, perché è così importante realizzare oggi l’invaso sul Merse?
“Realizzare oggi l’invaso, il cosiddetto lago in località Pian di Feccia, ottenuto tramite sbarramento del fiume Merse, non è solo importante, ma è indispensabile ed essenziale. Siamo di fronte a un’emergenza idrica nazionale che riguarda anche la Toscana e, in particolare, le province di Siena e di Grosseto. Queste zone soffrono più di altre per la carenza di risorse idriche. Si tratta di un progetto già avviato e approvato in passato, che ora andrebbe ripreso al più presto.”
Quali benefici concreti porterebbe l’invaso alle aziende agricole e agli abitanti della zona?
“I benefici sono tangibili e reali. Negli anni ’80 il progetto fu approvato su iniziativa della Regione Toscana e dell’allora Ente Sviluppo Agricolo Forestale Toscano, proprio per irrigare 40.000 ettari della nostra pianura più importante, ovvero la Maremma grossetana. Inoltre avrebbe garantito maggiore disponibilità d’acqua anche per la Piana di Rosia e per i territori dell’alta Maremma senese, nei comuni di Sovicille e Chiusdino. Per le aziende agricole sarebbe una vera manna. Ricevo spesso segnalazioni e auspico la nascita di comitati a favore della realizzazione del lago. Ricordo che il progetto fu già finanziato e furono spesi cinque miliardi di lire solo per la torre di guardia e gli espropri.”
Lei si batte da anni per questo progetto, ma sembra che le sue proposte non vengano ascoltate: perché, secondo lei, c’è questa resistenza?
“Mi batto da molto tempo su questo tema, che conosco bene e seguo dagli anni ’80, quando ero giovanissimo consigliere comunale. Sono tornato ad occuparmene come consigliere e candidato sindaco perché credo sia una visione di sistema, una soluzione reale e duratura, non una toppa temporanea come i laghetti di prossimità che non servono a nulla. Serve un lago modello Bilancino sulla Sieve, almeno 70-80 milioni di metri cubi d’acqua, altrimenti si rischia di ottenere solo una pozza. L’unico fiume in grado di alimentare un invaso così è il Merse, che ha una doppia sorgente ed è autosufficiente anche nei periodi di siccità. Non parlerei di resistenza, ma piuttosto di una sorta di rassegnazione o scoraggiamento ad affrontare con decisione un progetto che richiede investimenti significativi, tra 400 e 500 milioni di euro. La realtà è che spesso la politica regionale è stata rapida nel trovare soluzioni per altre aree della Toscana, come Firenze o il Mugello, ma la nostra area è stata lasciata indietro. E oggi Siena e Grosseto hanno bisogno di un altro Bilancino: l’area più adatta è quella di Pian di Feccia, dove confluiscono Feccia e Merse.”
Non teme che anche stavolta il progetto venga bloccato per sempre?
“Questa volta credo che ci siano tutti i presupposti per andare avanti. Il progetto è finalmente arrivato sui tavoli giusti a livello nazionale. Devo ringraziare la senatrice Simona Petrucci, geologa, per il suo impegno e la sua attenzione al tema, così come altri amministratori che stanno sostenendo la causa. Dobbiamo assolutamente riaprire il cantiere e riprendere una grande opera che fu interrotta in modo improvviso, anche per una campagna di disinformazione che ancora oggi lascia traccia. Ricordo i fotomontaggi con l’abbazia di San Galgano minacciata dall’acqua, quando in realtà dista più di 3 chilometri dall’area invasa. Oggi non si parla più di progetti superati come quello del ‘Farmma Merse’, ma del lago sul fiume Merse.”
Una questione tecnica e ambientale di fondo.
“Vorrei ricordare che l’ingegner Amedeo Ademollo, che purtroppo non è più tra noi, ha definito questo progetto la soluzione più efficace e a basso impatto ambientale per l’emergenza idrica di Siena e Grosseto. Oggi nel comune di Roccastrada, a pochi chilometri dall’area dell’invaso, ci sono autobotti in circolazione per supplire alla mancanza d’acqua: questo è un dato che parla da solo. Bisogna raccogliere l’acqua quando è abbondante, durante le piogge autunnali e invernali, per poi redistribuirla nei mesi di scarsità, che durano anche 70 giorni l’anno. Servono almeno 70 milioni di metri cubi di raccolta, per dare acqua alla Maremma senza stressare l’Ombrone, che in estate rischia di diventare poco più di un torrente senza l’apporto del Merse.”
Un appello finale.
“Negli ultimi mesi tanti cittadini e imprenditori mi hanno scritto dicendo che non conoscevano i veri dati e la storia di questo progetto. C’è stata una narrazione distorta, che va smentita. Occorre riprendere subito i lavori, con un progetto nuovo o ripartendo dal vecchio, perché questa è una zona vocata da sempre alle coltivazioni e alla presenza dell’acqua. Non possiamo continuare a rimandare: la vera emergenza è quella idrica e le istituzioni hanno la responsabilità di agire.”
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