SIENA
corteo Beko a Siena
Il termine “diversificazione” può avere un peso rilevante per quello che sarà il percorso di reindustrializzazione dello stabilimento senese di Beko in viale Toselli.
E quindi per il futuro del grande sito produttivo che si trova nella zona meridionale del territorio senese. Perché fino a oggi si è parlato di un unico soggetto reindustrializzatore che potrà essere il protagonista della nuova fase di salvataggio dell’area produttiva e di chi ci lavora.
Sono una decina i gruppi che al momento si sono detti interessati al processo di reindustrializzazione e che hanno avviato i contatti con Sernet, il soggetto che sta portando avanti il lavoro per dare un futuro all’area produttiva. La voce dell’interessamento del gruppo Leonardo circola negli ambienti politici e sindacali, da valutare c’è però la fattibilità dell’investimento da parte dell’azienda che è comunque già opera nel territorio della provincia senese, ad Abbadia San Salvatore.
A essersi avvicinati a Sernet ci sono anche gruppi più piccoli, legati a fondi di investimento italiani e stranieri.
Da qui anche la possibilità della diversificazione, e l’ipotesi che il grande sito produttivo possa essere oggetto di una sorta di “spezzatino”. In parole più semplici, che possa essere diviso in due o tre parti e che possa quindi essere assorbito non da un’unica azienda ma, per l’appunto, da due o da tre gruppi.
In questo modo l’operazione diverrebbe certamente più sostenibile anche per gruppi di dimensioni più limitate.
Chi prenderà le redini del sito, si potrebbe a gestire circa 250 persone. Quattordici lavoratori sono già usciti dal gruppo, altri 12 lo faranno a breve. Da qui a dicembre potrebbero complessivamente essere una quarantina le persone che lasceranno Beko.
Nel frattempo, il caso Leonardo tiene banco anche nel dibattito politico. “Pur ribadendo con forza la necessità di trovare sbocchi lavorativi alternativi e di qualità agli ex dipendenti della Beko, invitiamo le forze democratiche senesi alla mobilitazione contro l’ipotesi che l’industria della guerra si installi a produrre strumenti di morte nella nostra città. La Siena repubblicana, democratica e antifascista merita un futuro migliore”, hanno fatto sapere da Rifondazione comunista.
Di tutto altro avviso Patto per il Nord, che tra una stoccata a Tomaso Montanari e una al centro-sinistra, chiarisce: “Il futuro di Siena non può più essere ostaggio di un blocco ideologico che rifiuta la modernità. È tempo di dire basta”.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy