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Il blitz

Fatture false con impresari cinesi, Guardia di Finanza sequestra oltre 1,2 milioni di euro a una società di pelletteria

Costi fittizi attraverso fatture per operazioni inesistenti emesse da quattro imprese

Claudio Coli

03 Settembre 2025, 12:31

Operazione della guardia di finanza

Operazione della guardia di finanza

Frode fiscale nella filiera del lusso del distretto amiatino: la Guardia di Finanza di Siena ha eseguito un sequestro preventivo di più di 1,2 milioni di euro nei confronti di una società operante nel settore della pelletteria nell’area dell’Amiata. Il legale rappresentante dell’azienda è indagato per aver dichiarato costi fittizi nelle dichiarazioni fiscali, utilizzando fatture per operazioni inesistenti (FOI) emesse da quattro imprese gestite da cittadini di nazionalità cinese. Nei confronti della società cliente di Piancastagnaio è stato anche ipotizzato l’illecito amministrativo relativo alla responsabilità degli enti.

L’indagine prende spunto da un’analisi dei rischi fiscali condotta su alcune ditte individuali attive nello stesso settore, caratterizzato da una forte presenza di imprenditori di origine cinese, che riforniscono importanti aziende italiane legate a celebri case di moda. Nel corso degli accertamenti sono emersi chiari segnali di attività sospette tipiche del fenomeno delle cosiddette imprese “apri e chiudi”: società costituite e poi rapidamente chiuse dopo aver accumulato significativi debiti tributari e contributivi, per poi essere eventualmente sostituite da nuove attività, facendo perdere le proprie tracce.

In particolare, le quattro ditte individuali coinvolte, nonostante una dotazione patrimoniale modesta e una struttura produttiva limitata, hanno registrato un incremento anomalo del volume d’affari, raggiungendo un’esposizione debitoria complessiva nei confronti del fisco pari a 2,6 milioni di euro. Tale debito, però, è stato utilizzato fraudolentemente da altri imprenditori per ottenere un corrispondente credito tributario fittizio. L’inchiesta ha inoltre rivelato che i titolari delle ditte individuali, impiegate come fornitori “esterni”, erano in precedenza assunti dalla stessa società cliente e che quest’ultima avrebbe favorito un costante ricambio di fornitori proprio per evitare sospetti sull’illiceità delle operazioni.

A seguito di verifiche approfondite, supportate anche da informazioni della Tenenza di Chiusi Scalo, il Nucleo di polizia economico-finanziaria, spiega, ha segnalato all’Autorità giudiziaria prove sufficienti per ipotizzare che il legale rappresentante della società abbia commesso il reato di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture false per un ammontare che supera i 2,6 milioni di euro. Il vantaggio illecito derivante per la società, corrispondente all’imposta evasa, è stato quantificato in circa 1,18 milioni di euro, soggetto anche a una possibile responsabilità amministrativa dell’ente.

Le indagini, che comprendono sopralluoghi, esami contabili e ricostruzione dei flussi finanziari legati alle fatture contestate, hanno portato il Pubblico ministero a richiedere una misura cautelare reale. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha accolto la richiesta, ordinando il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, dell’importo corrispondente all’imposta evasa nel quinquennio 2019-2023.

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