Il caso
l'azienda di call center Paycare
Le lancette scorrono veloci dentro lo stabilimento Paycare. Anche troppo. “Il 31 dicembre scade la cassa integrazione in deroga per il settore delle telecomunicazioni e 23 lavorato rischiano dal primo gennaio 2026 di non avere più un'occupazione e neanche un paracadute economico”, attacca Daniela Miniero della FiomCgil, che poi affonda il colpo: “Quello che pensavamo purtroppo si sta avverando. Non c’è mai stata la volontà e la responsabilità da parte dell’azienda di voler portare, dopo aver acceduto a soldi pubblici, lavorazioni sul sito senese”.
L’allarme verrà ribadito la prossima settimana, quando ci sarà il faccia a faccia con il sindaco Nicoletta Fabio. L’incontro è fissato venerdì 24 ottobre. “Serve un intervento forte e deciso della politica, per richiamare l’impresa alle proprie responsabilità e difendere i posti di lavoro e il tessuto produttivo locale.
Non si può abbandonare un territorio che ha già pagato troppo in termini di deindustrializzazione”, sottolineano sia Fiom che Fim Cisl. Sigla che per voce del segretario Giuseppe Cesarano inquadra con amarezza la realtà: “Abbiamo appena finito l'incontro con i ragazzi di Paycare. Sostanzialmente abbiamo preannunciato, quanto detto dall'azienda. A oggi non c'è nessuna volontà politica di portare ulteriore lavoro sul territorio. La scadenza della cassa presagire la volontà della proprietà di chiudere definitivamente il sito”. Presa di coscienza che però non scalfisce la voglia di lottare: “Siamo pronti a una mobilitazione collettiva per difendere i posti di lavoro”.
Nessun passo indietro neppure da Miniero. “Noi richiamiamo alla responsabilità sociale l'azienda e la richiamiamo a dei tavoli che abbiamo già concordemente, unitariamente convocato sia in regione del quale tavolo aspettiamo la data - avverte la segretaria Fiom -. Crediamo che il punto principale sia tutelare l'occupazione in un territorio che veramente sta vivendo una delle crisi occupazionali più importanti degli ultimi decenni. Non ci possiamo permettere di perdere altri 23 posti di lavoro”.
In realtà potrebbero essere 36, perché come sottolineano i sindacati, “questa situazione mette a rischio anche la parte operativa di Nexi, dove lavorano altri 13 dipendenti, oggi costretti a vivere nell’incertezza più totale”.
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