Il caso
Carabinieri in azione più volte per frenare il giovane
Ha perseguitato per mesi i titolari di un locale nel comune di Sovicille dove lavorava, per riavere indietro gli effetti personali rimasti dentro la casa dove abitava, che gli era stata rimediata dai datori di lavoro: è finito a processo un 32enne di origini straniere che per alcuni mesi ha prestato servizio come aiuto cuoco in un’attività ristorativa vicino Siena. Numerosi gli episodi denunciati dalle parti offese che hanno ricevuto varie minacce arrivando a cambiare stile di vita per la paura di imbattersi nell’uomo, il quale si recava spesso presso il ristorante a reclamare gli oggetti che aveva perso.
Il procedimento per minacce e atti persecutori è giunto dinanzi al giudice monocratico Simone Spina, e ieri è iniziata l’istruttoria dibattimentale, ascoltando varie persone, tra cui i titolari del locale e altri testimoni, su fatti che vanno dall’ottobre 2023 al luglio 2024. Secondo quanto ricostruito in aula, il giovane era stato assunto in via temporanea dal ristorante per aiutare in cucina, chiedendo aiuto nel trovare un alloggio non lontano dal posto di lavoro. I proprietari del ristorante si sono prodigati in tal senso e facendo da tramite, gli hanno trovato una sistemazione, intercedendo con una signora, proprietaria di casa, che però viveva all’estero. Fino a lì tutto bene finché l’accordo per l’affitto è scaduto e il giovane ha dovuto abbandonare l’alloggio, perdendo però la possibilità di recuperare alcuni effetti personali rimasti al suo interno – per via di un cambio di serratura operato dal proprietario – e reclamati invano.
La rabbia sarebbe stata sfogata sui proprietari del ristorante, ignari però di quello che era successo: “Veniva qui il pomeriggio chiedendo che gli venissero restituiti i suoi averi – ha spiegato il proprietario del locale – abbiamo dovuto chiedere più volte l’intervento dei carabinieri per calmare la situazione”. L’intensità delle “visite” si è fatta col tempo più forte, tra minacce e intimidazioni: “Mia moglie era terrorizzata, aveva smesso di venire al lavoro – ha aggiunto – e le mie figlie avevano paura a recarsi a Siena, per timore di incontrarlo”. “Minacciava di dare fuoco al locale con un accendino – ha riferito la donna – e una volta l’ho visto arrivare con un vetro in mano. Ero intimorita e lo sono anche ora se lo incontro in giro”. “Aveva ragione a reclamare i suoi effetti personali – ha concluso il ristoratore – ma non era accettabile che se la rifacesse con noi che non sapevamo nulla di quel che era successo, non eravamo noi i proprietari della casa”.
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