Il caso
tribunale di Siena
Si avvia a conclusione, dopo due anni, il lungo e complesso processo dibattimentale a carico di Andrea Paolini, 51 anni, il presunto “guru” dei corsi energetici di Montepulciano, accusato di alcune violenze sessuali, maltrattamenti in famiglia e di abusi di professione, mentre si trovava alla guida di un'associazione, la "Nautilus Xenolid". Ieri al palazzo di giustizia di viale Franci si è tenuta, nel corso di un’udienza fiume partita di prima mattina e conclusa nel tardo pomeriggio, la discussione tra le parti, che ha sancito la fine di un’istruttoria dibattimentale a porte chiuse dove sono stati ascoltati numerosi testimoni. La Procura di Siena, rappresentata dalla pm Silvia Benetti, al termine della sua requisitoria, ha avanzato una richiesta di condanna di sei anni e dieci mesi, facendo istanza al contempo di assoluzione per sette capi di imputazione legati ad alcuni episodi di violenza e per un ottavo, per intervenuta prescrizione (quello riferito all’esercizio abusivo della professione): erano 17 in totale le contestazioni giunte davanti ai giudici. Un’altra accusa particolarmente grave, di riduzione in schiavitù, era invece decaduta al termine delle indagini preliminari. Sono invece undici le parti offese, fra cui tre uomini.
L’uomo era stato rinviato a giudizio nel 2022: l’istruttoria, densa e articolata, ha ricostruito nel dettaglio il contesto dei corsi e delle attività dell’associazione, esaminando a fondo i racconti, e i rispettivi riscontri, delle numerose donne coinvolte nella delicata vicenda, su cui aveva indagato all’inizio anche il magistrato Nicola Marini. Secondo le accuse degli inquirenti infatti l'uomo teneva tali corsi, rivolti a persone fragili o instabili, imprimendo un forte condizionamento su chi partecipava, con episodi di presunti atti sessuali come "liberazione" dai blocchi mentali, utilizzando sedicenti teorie energetiche. Tesi sempre rigettate dalla difesa dell’imputato – rappresentata dagli avvocati Luigi Paganelli e Michele Vaira – i quali durante l’istruttoria hanno portato in dote numerose documentazioni per dimostrare l’insussistenza delle accuse e l’incongruenza di alcune versioni dei fatti prospettati dalle parti offese. Lo stesso A.P. ha preso la parola nell’udienza di maggio, venendo esaminato dalle parti per ben quattro ore. La posizione difensiva del 51enne è stata ribadita nella sua lunga arringa anche dall’avvocato Paganelli, che ha discusso per primo in aula.
Si proseguirà il 17 novembre con l’arringa del collega Vaira, con focus sulla contestazione dell’esercizio abusivo della professione, la decisione del collegio presieduto dal giudice Fabio Frangini giungerà il 4 dicembre, dopo essersi ritirato in camera di consiglio. “Puntiamo all’assoluzione totale, anche per l’esercizio abusivo della professione – ha affermato l’avvocato Vaira – non ci sono elementi oggettivi. Il pm ha chiesto l’assoluzione per alcuni episodi su cui già il gip aveva avuto dubbi, non le accuse non sono sostenibili, il nostro cliente non vi ha mai partecipato”.
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