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Il caso

L'incredibile odissea di Monica Busetto, in carcere da 12 anni: due colpevoli per lo stesso omicidio. La storia di un caso unico nel suo genere: è un errore giudiziario? Le Iene: "E se fosse innocente?"

E' stata condannata a 25 anni per il delitto della vicina Lidia Taffi Pamio, ma un' altra donna è reo confessa e autrice di un altro omicidio simile. Poi il colpo di scena: cambia versione. La collanina e gli esami del Dna

Caterina Iannaci

25 Ottobre 2025, 13:44

Le Iene

Monica Busetto le Iene

Una parola sola, secca, è stata l’ultima tappa di una lunga storia iniziata quasi 12 anni fa: «Rigettato». È quanto ha ricevuto l’avvocato Stefano Busetto, difensore insieme al collega Alessandro Doglioni, con una mail che ha sancito il no della Corte di Cassazione alla riapertura del processo per Monica Busetto. L’operatrice sociosanitaria di Mestre, condannata a 25 anni per l’omicidio della dirimpettaia Lida Taffi Pamio il 20 dicembre 2012, ha visto così andare a vuoto il primo tentativo di revisione, dopo il no già deciso a marzo dalla Corte d’appello di Trento.

Lidia Taffi Pamio

La vicenda di Monica è unica nel panorama giudiziario italiano: per il medesimo omicidio sono state condannate due donne. Mentre Busetto ha sempre negato ogni coinvolgimento e non ha lasciato tracce nell’appartamento della vittima, è stata «incastrata» da una catenina trovata a casa sua con il DNA della vittima, una prova contestata dalla difesa. L’altra donna, Susanna Lazzarini, è invece una «rea confessa» che ha ammesso l’omicidio di Pamio e di un altro delitto simile avvenuto tre anni dopo. Dopo aver detto per tre interrogatori di aver agito da sola, improvvisamente ha cambiato versione accusando anche Busetto. È una storia che per anni è rimasta confinata al territorio veneto, fino ad arrivare nel dicembre 2024 sulle reti nazionali con trasmissioni come «Fuori dal coro» di Mario Giordano e approfondimenti di giornalisti come Massimiliano Cortivo, autore del libro «Lo Stato italiano contro Monica Busetto», dove si sostiene l’innocenza della donna.

Il delitto, di inaudita violenza, avvenne poco prima di Natale 2012: Lida Taffi Pamio fu massacrata in casa con uno schiaccianoci, strangolata con un cavo della televisione, soffocata con della carta e infine colpita da una serie di coltellate mortali. Le indagini si rivolsero subito a Busetto, la vicina di casa, e a gennaio 2014 fu arrestata. Oltre agli screzi pregressi con la vittima, la prova principale fu una collanina contenente tracce di DNA di Pamio trovata nella sua abitazione.

La scena del crimine 

Tuttavia, la difesa contesta la validità di questa prova: «Il DNA non vola né cammina», si legge nelle perizie, ma potrebbe «esserci stata una contaminazione», vista la quantità minima rinvenuta (tre picogrammi), emersa solo a seguito di una terza analisi in un laboratorio di Roma, dopo un primo esame negativo a Padova. La genetista Lucia Bartoloni, coinvolta dalla difesa, sta esaminando se tutti i protocolli siano stati rispettati, pensando a una possibile revisione bis del processo all’inizio del 2025.

Nel 2015 la svolta paradossale: Susanna Lazzarini, arrestata per un altro omicidio commesso nello stesso periodo, conferma di aver ucciso anche Pamio. Busetto viene liberata e sembra tornata alla vita. Ma Lazzarini cambia di nuovo versione, questa volta accusando Busetto di complicità, con dichiarazioni che hanno portato a un nuovo processo e alla condanna definitiva per Busetto, ora detenuta nel carcere Montorio di Verona.

La collanina della discordia

I legali contestano un «contrasto di giudicati» tra le sentenze, sottolineando che il ruolo di Busetto come compartecipe materiale non ha trovato riscontri adeguati. Dopo il rigetto di marzo 2024, la difesa non si arrende: sta lavorando a una seconda revisione, puntando a far valere nuove prove sulla gestione e l’analisi del DNA, con la speranza di riportare luce su questa intricata vicenda.

Nel frattempo Monica ha cominciato a ottenere piccoli permessi, uscita anche poche ore dal carcere, ma con divieti espliciti di parlare del suo caso ai media. A complicare ulteriormente la vicenda, nelle scorse settimane è arrivata una lettera anonima da «qualcuno che sa», forse un poliziotto, anche se non si hanno ulteriori sviluppi.

La iena Max Andreetta

Anche Le Iene sono tornate negli ultimi giorni ad occuparsi della vicenda, con Max Andreetta. Le prime confessioni di Susanna Lazzarini, arrestata per un altro delitto, sembravano scagionarla, ma le successive dichiarazioni coinvolgerebbero entrambe le donne nell’uccisione della signora Pamio. Alla luce degli ultimi sviluppi Le Iene hanno ripercorso l’intera vicenda evidenziando i tanti dubbi che ancora persistono, con una domanda finale: “E se fosse innocente?”.

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