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Il caso

Furto di acqua e cioccolatini da una casa, la pena sarebbe troppo alta: il giudice solleva la questione di illegittimità costituzionale

La Procura aveva chiesto una condanna a quattro anni, il Tribunale sospende il giudizio: la pena è sproporzionata rispetto al reato

Claudio Coli

05 Novembre 2025, 06:04

Simone Spina

Il giudice di Siena, Simone Spina

Un piccolo furto, frutto di disperazione e anche di fame e sete, potrebbe diventare un autentico caso pronto a fare giurisprudenza. Grazie al giudice monocratico del Tribunale di Siena Simone Spina, che ieri mattina era chiamato a decidere le sorti giudiziarie di un 30enne di origine rom finito sotto processo per essersi introdotto in una casa in strada di Montechiaro, nell’ottobre 2022. Giudizio sospeso e palla passata alla Corte Costituzionale per una questione di legittimità: troppo alta da infliggere la pena base per la tipologia di reato, in proporzione all’entità dello stesso.

Secondo quanto ricostruito, quel giorno lo straniero a bordo di una macchina si sarebbe fermato nei pressi di un’abitazione, dove si è introdotto per rubare. Nessuna effrazione, le porte della casa erano aperte. L’uomo, probabilmente mosso dalla disperazione, ha arraffato dei cioccolatini, un jeans e dell’acqua e si è rapidamente dileguato, venendo notato dal padrone di casa mentre si dava alla fuga. L’indagine della Polizia ha portato all’identificazione del soggetto e alla fine al procedimento: conclusa l’istruttoria dibattimentale, la Procura ha chiesto quattro anni di condanna, il minimo edittale previsto dal codice penale per il tipo di reato, mentre la difesa dell’uomo, in capo all’avvocato Francesco Sagrazzini del foro di Perugia, ha fatto istanza per l’assoluzione evidenziando la poca rilevanza del furto e l’identificazione carente del suo assistito.

Il colpo di scena è avvenuto al rientro in aula del giudice Spina, che ha annunciato di aver sospeso il giudizio sollevando una questione di legittimità alla Corte Costituzionale: il Tribunale ritiene infatti che applicare il minimo previsto per una forma così lieve di furto sia squilibrato e sproporzionato, e in violazione dunque dei principi della Costituzione. Considerando anche che la soglia dei quattro anni può comportare la reclusione e il codice non prevede un’ipotesi di “furto di abitazione di lieve entità”. Non è la prima volta che la questione viene sollevata nei tribunali italiani, il giudice infatti cita in aula un precedente di alcuni anni fa. Sarà dunque ora la Corte a dover valutare il delicato caso.

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