Il processo
tribunale di Siena
Una violenta aggressione a danno della figlia adottiva, tra calci, pugni e un ventilatore utilizzato come arma contundente. È accusata di lesioni una donna che risiedeva nella provincia di Siena, finita a processo davanti al giudice Simone Spina, chiamato a annodare i fili di una vicenda dolorosa e particolare. In aula ieri è stata protagonista la parte offesa, una ragazza di 21 anni, che fino al 2024 viveva con la madre adottiva in Valdelsa. Un rapporto burrascoso fra le due, come ammesso in aula, sfociato nelle mani addosso. La ragazza ha raccontato i fatti coperta da un paravento, per non incontrare lo sguardo della madre seduta dinanzi a lei, sul banco degli imputati.
A scatenare l’aggressione, secondo la versione della 21enne, la richiesta di alcuni soldi alla madre, che non avrebbe preso bene la cosa. Prima varie discussioni e telefonate minatorie, “mi ha detto che avrei dovuto lasciare casa, sennò mi avrebbe ammazzato di botte” ha riferito in aula la giovane, che effettivamente, rientrata in casa, ha fatto la valigia per andarsene. Il gesto avrebbe ingenerato però ancora più tensione e da qui la violenza. “Mi ha presa a schiaffi e pugni in faccia e nelle costole – ha raccontato la figlia adottiva – mi ha spinto e sono caduta a terra, mi tirava addosso vari oggetti e mi ha picchiata con un ventilatore”.
L’aggredita ha cercato di liberarsi e sfuggire ma, stando al racconto, la mamma l’avrebbe rincorsa in cucina proseguendo nella sua furia: “Ha cercato di immobilizzarmi mentre ero a terra, non respiravo – si è fatto sempre più drammatica la testimonianza in aula – stringeva forte, l’ho guardata negli occhi e ho detto che poteva proseguire, non mi importava più nulla”.
La colluttazione è proseguita con una caduta dalle scale della ragazza e altri pugni, finché la situazione non è ricomposta e la stessa mamma ha provato a calmare la figlia, con cui i rapporti si sono inevitabilmente incrinati “anche se stiamo cercando di ricostruirli”, ha sottolineato la ragazza.
Il procedimento proseguirà a metà mese e analizzerà ulteriormente la vicenda, su cui ha dubbi il difensore dell’imputata, l’avvocato Graziana Bonucci, che ha ridimensionato l’entità dell’aggressione, spiegando che la refertazione in pronto soccorso, dove la giovane sarebbe andata solo l’indomani, è stata di sette giorni. L’avvocato, anche in aula, ha informato che la cliente soffre di una particolare malattia legata all’insonnia che provoca problemi sia di salute fisica che mentale, tra cui forte irascibilità.
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