Il caso
Sul posto intervennero i carabinieri
Una violenta rissa tra le tombe del cimitero, fra botte, calci e colpi in testa assestati con le croci di legno trovate a terra. Un’incredibile vicenda, avvenuta a Vescovado di Murlo nel maggio 2022, è finita nelle aule del Tribunale di Siena. Ieri era prevista una nuova udienza del processo, ma l’assenza di un importante testimone chiamato a raccontare quanto visto ha portato a differire l’appuntamento davanti al giudice monocratico Alessandro Solivetti Flacchi. I contorni del fatto sono assai particolari e ancora non del tutto chiari, sarà l’istruttoria dibattimentale a delineare una vicenda che ha destato molto scalpore nella zona vista la sua gravità.
Secondo la ricostruzione infatti nel camposanto sarebbe arrivato a fronteggiarsi un ampio gruppo di persone, per futili motivi, legati forse alle questioni sentimentali tra alcuni giovani: ad innescare la miccia l’iniziale discussione tra due ragazzi e un genitore che avrebbe richiamato l’intervento di altri parenti, giunti sul posto. Non è ben chiaro ancora se si sia trattato di una sorta di spedizione punitiva o meno. Quello che doveva essere un confronto pacato al cimitero per risolvere un diverbio si è trasformato ben presto in rissa: numerosi i feriti refertati dai medici, per fortuna non gravi. A processo ci sono adesso sette persone, accusate di rissa, lesioni, minacce e danneggiamento, anche perché risulta essere rimasta “vittima” della zuffa anche una lapide. A difendere alcune delle posizioni ci sono gli avvocati Manfredi Biotti e Donato Cialdella.
Stando a quanto finora rilevato dalle testimonianze, almeno tre persone si sarebbero colpite a vicenda con oggetti trovati a terra, sassi e anche delle croci di legno sbattute in testa. Non solo, uno dei rissanti sarebbe stato raggiunto perfino da un’autoradio, scagliata nel bel mezzo della baraonda. Sul posto sono poi giunti i carabinieri della stazione di Murlo, ma lo scontro era ormai finito: secondo i militari dell’Arma erano decine i presenti. L’indagine avviata dai militari dell’Arma sul caso ha portato a identificare alcuni soggetti coinvolti, finiti davanti al giudice: finora il processo non ha condotto a una ricostruzione ben definita, sono state offerte versioni diverse e contrastanti. Quel che è certo è che il riposo dei defunti è stato violato.
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