L'intervista
Il professor Nicola de Stefano
“Sono arrivato a Siena a 19 anni, la città dove anche mio padre aveva studiato medicina. Eravamo ad inizio degli anni 80 e questo era un luogo magico per noi studenti, le facoltà erano tutte in centro, l'ospedale era ancora al Santa Maria. All'ora di pranzo ci si ritrovava tutti in Piazza sotto il sole”.
Esordisce cosi Nicola de Stefano, professore ordinario di Neurologia all'Università di Siena, direttore di Neurologia alle Scotte e della scuola di specializzazione in Neurologia. I suoi studi sono concentrati principalmente sulla sclerosi multipla e sulle neuroimmagini cerebrali. Da pochi giorni è presidente eletto della Sin, la Società italiana di Neurologia, a cui sono iscritti circa 4000 specialisti.
Che ricordi ha del suo arrivo a Siena?
Erano gli anni dei grandi nomi all'università, a medicina svettavano la clinica medica, la chirurgia generale, l'oculista e anche la neurologia. Oggi quelli che un tempo si chiamavano i baroni non ci sono più e la medicina è diventata una disciplina molto tecnologica e di alta specializzazione.
Perchè la neurologia?
Fin da piccolo avevo la fissazione di studiare il cervello, non ho mai avuto dubbi sul cosa avrei dovuto dare da grande. Ancora non avevo fatto l'esame di neurologia quando mi presentai al professor Guazzi; mi fece fare 4 giorni di anticamera ma il 1 ottobre del 1984 entrai come studente interno al Santa Maria, poi mi laureai con il professor Federico ed ancora sono lì.
La sua elezione che termometro ci dà della salute della neurologia senese?
Direi buono. Dopo circa 15 anni dalla presidenza Federico, la Sin, di cui è presidente in carica Zappia di Catania, ha un nuovo eletto della scuola di Siena alle alte cariche. Questo non determina solo la salute della nostra neurologia ma anche di quella toscana, che è un vero e valido punto di riferimento non solo nazionale. Da qui sono passati molti dei migliori, penso a Fieschi che poi ha rappresentato per anni la scuola neurologica di Roma, ma anche a Battistini, Guazzi e Dotti.
Che impatto può avere la sua elezione a livello non solo nazionale ma anche locale?
Intanto la Sin ha sezioni regionali che presidiano i territori e che lavorano con le istituzioni e le amministrazioni per portare avanti gli interessi della neurologia. A livello regionale, lavoreremo con le sezioni. Inoltre, la vita si è allungata e l'invecchiamento del cervello è diventato una problematica molto attuale da affrontare. Lavoreremo quindi sul migliore approccio possibile alle patologie acute e croniche, sulla diagnosi precoce e sulla prevenzione per affrontare nel modo migliore possibile la disabilità fisica e cognitiva, il vero problema irrisolto delle patologie neurologiche.
Prevenzione in neurologia può sembrare un concetto nuovo.
Infatti lo è. Dal 2024 con la Sin lavoriamo ad un progetto che ci piace pensare come ad un manifesto “one brain one health". Spiegato in termini semplici si tratta di una serie di buone pratiche che servono a mantenere in buona salute il nostro cervello rendendolo così capace di reagire in maniera migliore nell’eventualità che una patologia neurologica si possa presentare. Ormai sappiamo che ci sono vari fattori modificabili, su cui quindi possiamo intervenire, che rallentano il deterioramento cognitivo fino al 45%, un valore altissimo quindi. Con la prevenzione il deterioramento cognitivo può e deve essere rallentato e possiamo invecchiare bene.
Dal suo punto di vista come valuta la neurologia attuale?
E’ una specializzazione dove i progressi vanno alla velocità della luce e questo non incide solo sulla salute del singolo paziente ma sulla società stessa. La ricerca è all'avanguardia ed in continua evoluzione; gli studi clinici e i nuovi farmaci oggi ci fanno avere dei pazienti neurologici che vengono diagnosticati in fase precoce, in cui l’aspettativa di vita si è allungata.
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