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La storia

Martina Scialdone, freddata a colpi di pistola durante l'ultimo appuntamento con l'ex: il femminicidio, l'ergastolo e lo sconto di pena

Nella puntata di stasera di Amore Criminale la storia della 35enne uccisa nel gennaio 2023 a Roma

Caterina Iannaci

18 Novembre 2025, 20:20

Martina Scialdone

Martina Scialdone, uccisa a 35 anni

Il femminicidio di Martina Scialdone è una ferita ancora aperta, un dramma che scuote. La vicenda si è consumata il 13 gennaio 2023, all'esterno di un ristorante nella zona dell'Appio Latino, dove Martina, avvocato di 35 anni, è stata uccisa con un colpo di pistola dal suo ex compagno, Costantino Bonaiuti, ingegnere 61enne.

Martina Scialdone

Il delitto è avvenuto al culmine di una lite, in presenza del fratello della vittima, accorso sul posto preoccupato per la sorella. Il movente, tutto nel segno della gelosia e di relazioni malate, è stato chiarito dalla Procura di Roma che ha inquadrato l’atto come omicidio volontario aggravato da premeditazione, legame affettivo, motivi futili e abietti, oltre al porto abusivo di arma. Il gip ha evidenziato come Bonaiuti avesse installato un dispositivo GPS sul cellulare di Martina per controllarne gli spostamenti, confermando una spirale di controllo e possesso.

La strada teatro del femminicidio

Nel dicembre del 2024 la Corte d'Assise di Roma ha condannato Bonaiuti all'ergastolo, accogliendo integralmente l'impianto accusatorio. La sentenza ha sancito con fermezza che il femminicidio non è solo un crimine ma il frutto di una cultura di violenza e disparità di genere ancora radicata. Durante il processo la Procura ha sottolineato come l'imputato avesse portato con sé l'arma con la chiara intenzione di agire contro la sua ex, resa ancora più drammatica dalla consapevolezza della volontà della donna di interrompere definitivamente la relazione.

Gli effetti della sentenza sono stati intensi: “È andata come volevamo e speravamo. Timore c'è sempre sui verdetti ma giustizia è stata fatta. Martina non tornerà, una vita è stata spezzata”, hanno dichiarato con commozione la madre e il fratello della vittima, presenti in aula insieme agli amici della giovane e ai parenti dell'imputato.

Viviana, la madre di Martina Scialdone

Il caso ha anche sollevato un dibattito pubblico sull'importanza della prevenzione e del sostegno alle vittime di violenza di genere, molto spesso intrappolate in relazioni tossiche e pericolose. L'enorme eco mediatica ha contribuito a sensibilizzare l'opinione pubblica su cosa significhi davvero fermare la violenza domestica prima che sia troppo tardi. Successivamente la Corte d'Appello ha ridotto la pena da ergastolo a 24 anni e 8 mesi, escludendo l'aggravante della premeditazione, un verdetto che ha riacceso il dibattito tra addetti ai lavori e associazioni per i diritti delle donne.

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