Il caso
Palazzo Pubblico a Siena
Si è definitivamente chiusa una vicenda ormai diventata annosa per il Comune di Siena, relativa alla donazione, avvenuta nel 2019, di circa 478 opere di arte contemporanea, che un privato aveva fatto all’allora amministrazione guidata dal sindaco Luigi De Mossi. Le opere dovevano, secondo gli accordi presi, diventare protagoniste di una mostra al Santa Maria della Scala, ma per tutta una serie di problematiche logistiche e organizzative, l’esposizione non ha mai visto la luce e si è deciso di restituirle al proprietario. Che però ha lamentato il danneggiamento di alcune opere e altre mancanze e così l’Amministrazione ha deciso di versare oltre 10mila euro come risarcimento danni chiudendo una questione spinosa ereditata sindaca Fabio, che ha così evitato un contenzioso giudiziario.
Come si ricorderà le opere, una volta donate, erano state poste in un caveau di proprietà di banca Mps a San Miniato in attesa di essere trasferite ed adeguatamente esposte negli ambienti museali del Santa Maria della Scala. Le difficoltà derivanti dalla sopraggiunta emergenza sanitaria Covid e, successivamente, altre difficoltà logistiche e organizzative hanno fatto recedere dall’iniziativa di realizzare un progetto organico di esposizione e valorizzazione. Da qui la risoluzione consensuale e lo scioglimento, per mutuo consenso, del contratto di donazione stipulato con la donatrice, a cui è tornato indietro il corpus artistico.
A seguito però delle operazioni di restituzione dell’intera collezione d’arte sono stati rilevati danni e mancanze ad alcune opere, che la parte donatrice ha quantificato, dopo aver effettuato apposita perizia estimativa, in oltre diecimila euro. Cifra che l’Amministrazione comunale ha deciso di liquidare per evitare ulteriori controversie, giudicandola, come riporta la determina comunale, “congrua e proporzionata al danno arrecato e lamentato in sede di riconsegna e che sussistono i presupposti di legittimità e convenienza per la stipula dell’accordo”.
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