L'intervista
Sant'Ansano, il cardinale Lojudice
Il 2025 chiuderà i battenti tra poche settimane. Un anno complesso su scala globale ma difficile anche per Siena, che come si evidenzia dalla classifica sulla qualità della vita fa un netto passo indietro su ricchezza e consumi. Di fronte a un quadro in bilico, il cardinale Augusto Paolo Lojudice non si è tirato indietro, muovendosi sul territorio come in Palestina, per dare in ogni caso un messaggio di speranza.
Cardinale è stato un anno complicato. A partire dalla difficoltà che ha riscontrato la pace per farsi largo.
Certamente i tratti negativi sono stati tanti. Però tutte le cose negative prima o poi finiscono. Le guerre finiranno. Non sappiamo a quale prezzo. Noi dobbiamo guardare a questo, cioè il positivo, il dopo, il domani. In fondo celebrare una messa non è solo rivivere un rito, ma è riattualizzare la presenza di Gesù che vive in mezzo a noi, quindi per me questo è l'annuncio più chiaro, più diretto, più efficace che possiamo darci.
Lei ha toccato con mano la crisi di Beko, ha conosciuto il lavoratore licenziato da Pam. Simboli di un’emergenza economica sempre più pressante. Cosa ne pensa?
Come tutti i centri urbani anche Siena vive la propria crisi. Questo dà una parte è positivo, se così si può dire, perché ci fa un po' svegliare dal sonno. Non si può dormire sugli allori. Dall’altra, come ho avuto spesso modo di sottolineare, questa flessione ha fatto sperimentare alla comunità senese una grande solidarietà. C’è stata una mobilitazione diffusa, che tocca il cuore. Va piacere vedere le persone che si muovo per aiutare chi è in difficoltà o sta vivendo un dramma. Lo raccontano le immagini della manifestazione davanti alla Pam, così come quelle dei presidi di Beko. Quello è stato un lungo cammino, che ancora non è finito. Siamo in attesa che si apra una fase nuova, contraddistinta dal rilancio dello stabilimento.
Se ne parlerà nel 2026. Ecco un augurio per l’anno che verrà?
Intanto si chiuderà il giubileo ordinario ma si apre quello francescano. Gli 800 anni di San Francesco spero che siano caratterizzati da una grande riflessione tra Francesco e Caterina. Ce lo ha ricordato anche il presidente della Repubblica, ovvero che si tratta di due santi uniti in un'unica festa civile che è quella di essere patroni d’Italia. Quindi mi auguro che possiamo continuare a ispirarci a loro per trarne il maggior vantaggio possibile, per una coesione sempre più sincera, per un cammino sempre più spedito e anche per realizzare e offrire soprattutto ai più giovani qualcosa di bello anche per il loro futuro.
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